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Possiamo
essere ombre
e luccicare
solo per le nostre notti
quello che nel cuore d'altri
batte
non è quasi mai
la nostra musica
e
come conquistare un regno
e tenerlo vuoto
ampio
esteso
distante per confini
ma nostro
gli occhi piangono
quando tentano di comprendere
forse
vedere
le cose più brutte
ad un passo
dalla propria coscienza
e quelle
veramente belle
al di la dal mare
come una costa
ombrosa
alberi d'acanto
e frivolezze
siamo stanchi di mutare
prendere l'origine
del proprio credo
e mentire
siamo stanchi
di vivere
secondo la condizione altrui
per poi
ripetere
nei luoghi
nei gesti
incidere un albero significa provare
con il sangue altrui
quanto siamo legati
ad un ricordo
ma le anime se ne vanno
anche quei ricordi
senza inganno
per amare
per amare
serve lo scoglio
ed il lento
lenire
di ogni onda
che trasuda
sostanza
nel portar via
nel prendere
nel dare
quante volte abbiamo visto
un sogno
infrangersi al risveglio
quante
di quei risvegli
erano opinioni di vita
esili
sottili
impalpabili
come quelle ombre
che tra i muri stanno
colte dall'istinto
della sopravvivenza
bruciano d'intenso
unicamente per la solitudine
io non mi muovo
ascolto
ogni lacero
traguardo
la felicità
è un possesso che non va rispettato
scende la notte su di me
fiaccole di vento
si insinuano verso il mattino
posso anche camminare
ma nessun passo
è utile
per dimenticare
quanto sei bella
io credo nell'amore
colto dai segni
credo nella luna
macchiata dalla fuliggine
credo
ai ruggiti di una cascata
dentro un vaso di tenebre
credo al fuoco
che mai possa spegnersi
credo alla vita
per tenerla in mano
su questo palmo
curiosa
d'esistere
e di piacere
ma tante di quelle volte
tante di quelle volte
abdico al compiacimento
che sia distruzione
dentro ogni morale
che sia
prestigio
nella consapevolezza
di chi
di morte apparente vive
e di vita
apparente morirà
lasciandosi andare
come sterpi alla deriva
la spiaggia è lunga
quanto la nostra distanza
di percepire
ed
andare
c'era una volta un luogo
che ora non c'è più
c'era una volta
una favola
che ora
è un macchiato disegno
distante geroglifico
c'era una volta un principe
forse un cavaliere
ed ora
neanche un rospo
aria
ovunque
poi niente
o nessuno
non respiro
non respiro
io non respiro
ed è così tanto strano
essere consapevoli
dei propri
domini
e mancanze
che ogni cosa
pare
fuorviata
dal
campo in cui dobbiamo coltivare
quando la vita
non è più una sorpresa
quando
niente
ti regala emozioni
come fosse un prestigio
solo un letto stanco
dove potere
addormentare
ogni misero
lontano interesse di coraggio
quando
sei tutto questo
sei
ad un passo dal baratro
dal varco
la soglia
il confine
oltre il quale
o niente
oppure
per sempre
o niente
mai più
per sempre
mai più
una notte mi ascoltai
come tante notti
un verso
scarno
tremulo
e strano
non sono nessuno
chissà se lo sono mai stato
l'insegnamento è una parvenza dei poveri
ed io
mi sento così ricco
dentro
che avrei voglia di piangere
di rammaricarmi
un attimo
ma poi so
che è il solito udire
basta solo il silenzio
una goccia
di veleno
dentro le orbite
scarnifica la vista
ora
forse respiro
anche solo un po
perché
ognuno
ha
il diritto
di esprimere
il proprio
senso
della vita
o della crescita
nel suo
personale modo
questo
per descrizione fatta
ma di proprietario possesso
è.
M.J
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