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Ero un vento
nato da una concavità
della terra
un urlo diafano
che tentava l'uscita
dalla maldicenza della sabbia
e la sconsideratezza della roccia
plasmavo il mio cammino
insieme ad altri venti
e come loro
e più di loro
e meno di loro
mi facevo trasportare
toccavo fiumi
e ritagli di tempo
con l'intensità di una bufera
accarezzavo
le sorti
di una scelta che fu
cenere e miseria
Ero un vento
caldo al mattino
gelido la notte
una mutazione della maschera
che in noi
si apre al mondo
e sorride
come bachi tra i denti
mele
cadono
durante il loro distacco
marce
spazzatura di un secolo
mai troppo per loro
mai troppo per noi
sempre troppo per me
Ero un vento
passante sotto i ponti
dell'infinita speranza
lievemente
sollevare l'acqua
la scia addosso
come manto
cappotto
di leggera noncuranza
mi lasciavo sballottare
perseguitare
inseguire
dentro strade sconosciute
vicoli
rioni
piazze
dentro cannoni
pronti ad esplodere
rabbia
polvere da sparo
pronta a morire
prima di colpire
Ero un vento
complesso
difficile
tortuoso
un macigno dalle mille incrinature
una luna nera
oppure la parte mancante del sole
della stella che non c'era
non c'era proprio
niente
che potessi fare
che avessi potuto sostenere
due colonne d'ercole
ad un bivio autostradale
Ero un vento
poco corrotto dalla vita
per questo sofferente
riottoso
al solito cammino
una passeggiata senza scarpe
in un letto di petali
come fanno tanti
come credono in tanti
come vedono in tanti
e loro non lo sanno
che non sono petali nel cammino
ma sangue
freddo
gelido
stancante
un percorso di difficile interezza
perché la difficoltà ti fa uomo
ma il suo continuo proseguimento ti fa vittima
Ero un vento
piangente
voci d'altri
quanti suoni
rimbombi
frastuoni
segnali di un tempo
lacero contuso
Ero sinceramente
un vento stanco
che un giorno decise di volarsene via
lontano
lontano da tutto
lontano da chiunque
avrebbe potuto essermi vicino
lontano dagli schemi
dalle idiosincrasie sanguinarie
lontano dalla massa
che genera massa
e la trita come carne da affannato macello
e quanto ancora
lontano
corsi
così lontano
fluttuando nell'aria
già torbida fuoco
oltrepassai le radure del oblio
i mari del proprio passato
ogni sasso
che in uno stagno troppo sporco
era ormai sprofondato
andai oltre
oltre ogni bivio
trivio
o declino di strada
sterrata
poi una salita
e li
fu gran fatica
planare
la morte
che dietro la coda stringeva
mi aggrappai
all'entusiasmo spento
di una carrozza di zucche
fino a giungere dove sono ora
dove ero un tempo
dove sarò per sempre
un pertugio
un angolo segreto
un portale dell'incoscienza
e chiuso i battenti
di una porta girevole al contrario
spensi la luce
che già non c'era
gira e rigira
ero già tenebra vera
Era un tempo
non importa
come
passato
futuro
presente
Fui un vento persistente
tanti ma tanti
secoli addietro
ora
un mancato respiro
mai veramente compreso.
M.J
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