![](https://static.wixstatic.com/media/222af1_67e997096ac64eaf83483004de7f7ac8~mv2.jpg/v1/fill/w_407,h_510,al_c,q_80,enc_auto/222af1_67e997096ac64eaf83483004de7f7ac8~mv2.jpg)
Prologo
Di rado
seppur frequente
vecchi seduti sulle panchine
cigolano d'infanzia
l'inverno porta loro
consiglio
la primavera petali
di sapienza
l'estate
il solito abbandono
e l'autunno
il bieco cadere
incessante
nelle loro menti
osservatrici
della vita che se ne va
in fiore
in foglia
varcata la soglia
oltre il confine
non è più concessa
neanche la fine
I
Di rado
seppur frequente
ognuno di noi
cammina
di solito
in mezzo alla gente
occhi stanchi
affamati
pungenti
sornioni
calibrati
è un tenero sfiorarsi
vite su vite
che mai
si incontreranno
per una parola
un caffè
buongiorno
buonasera
alla buon ora
che solitudine
negli occhi di chi
cieco dall'infanzia
vede una maturità corrotta
II
Di rado
seppur frequente
ci immedesimiamo in nuvole
trascorriamo il tempo
trasportati
da un vento maligno
di batteri pregno
di parassiti
un regno
solo di chi vuole comandare
e mai
ma proprio mai
allungare la mano
ed aiutare
III
Di rado
seppur frequente
vedo cose di un fattore
strabiliante
fiori che parlano
case che suonano
cani che latrano
una dolce melodia
fatta di miele
zucchero
e quel che vogliamo sia
vedo anfore rotte
con dentro
un pane raro
rubarlo
indomito compito
anche del più crudele
avaro
vedo
campi di grano arati a mano
attrezzi per l'inverno
d'estate spolverati
vedo
due note dissolventi
in chiaro scuro
solfeggianti
vedo te
come compendio di tutto questo
il mio mondo
le mie favole
la mia vita
Perdonate il mio volere
questo è quanto
in mio potere
e se non sono stato chiaro
spingete la luce
oltre il vostro faro
è vostra sapienza
è vostro giudizio
chi impreca tanto
non ha solo un vizio
e per coloro
che non hanno compreso
offro dell'uva dentro il mio vigneto
Per chiusura
imponente
questo dico
Di rado
seppur frequente
scrivo cose
ma in fondo
non voglio proprio
dire
assolutamente niente.
M.J
Comments