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I
Amare
per possedere
non è amare
ma confondere il desiderio
con il terrore
d'essere dominato dalla solitudine
II
Ci sono momenti nei quali
sentiamo il bisogno d'identificarci con il vuoto
il vuoto lo sa
è un sarto malevolo ed accomodante
ed in men che non si dica
il nostro vestito
è già pronto
III
La fiducia è un punto di vista
di chi cieco d'animo
oppure spaventato
per finta spavalderia
cessa d'essere accettato
IV
Ma quante frasi
ma quante parole
equivoci
paradossi
metafore
nascondigli per l'animo
ma quante cose
un essere umano può dire
può mostrare
quanti momenti potrebbe
vorrebbe
condividere
ma quanto
siamo fragili
ottusi
testardi
indisponenti
ah...
quanto lo sono
io per primo
io per ultimo
io per sempre
mi sono dovuto sopportare dalla nascita
la mia crescita
una folle discesa negli inferi
del cinema
vi dirò dunque
i miei gusti
per l'orrido
sono nati
e cresciuti da piccolo
c'era una volta una televisione
senza troppa programmazione
c'erano film
di streghe
di mostri
e fantasmi
c'era il kung fu
ma no
quello classico
con il bene amato
Bruce lee
c'era mistero
personaggi paradossali
ci fu un film
che mi sconvolse
fu l'unico
ad oggi
il suo nome
“la montagna sacra”
osservatelo
poi mi direte
V
Io nacqui
tra il tranquillo confine
della terra di tenebre
ed il bosco fuorviante
le mie illusioni
che dolcezza
che passioni
amai
come mio primo punto di vista
l'incresciosa immagine
del non
disturbo
ascolto in silenzio
osservo in silenzio
mangio in silenzio
piango in silenzio
cresco in silenzio
e del rumore
una fonte
che suona piano
la sua sinfonia
tra violini
chitarre
triangoli
e tamburi
un grande fracasso
nella mente
nel cuore
e nelle scelte
VI
Odiai
e stranamente mi discosto
odiai
l'apparato vivente
come cruccio d'appartenenza
obblighi
regole
situazioni
essere per non essere
possedere per non avere
torturai la volontà
per la condivisione
di un dominio di massa
dobbiamo seguire
dobbiamo seguire
dobbiamo seguire
forse
dobbiamo morire?
Il fato
non mi dette tempo
tic
tac
tic
tac
il rintocco delle abitudini
tic
tac
tic
tac
lancette
come spade
trafissero
i miei fluidi ideali
datemi tempo
datemi tempo
datemi spazio
no
non datemi niente
non voglio mai niente
ma come vorrei
non chiedo mai niente
ma quanto vorrei
io vorrei nel verbo volere quella parte che non si può avere
VII
Del principio d'appartenenza
lo scempio
siamo dello spillo
la punta che divora la cruna
siamo del morbillo
la reale effettiva cura
siamo strati d'amianto
che vorrebbero bruciare
anime lontane
troppo distanti
per concedersi l'amore
VIII
Io crebbi
e potrei dire
sono cresciuto
tra il solco
la voragine
ed il dirupo
nel triste ritornello
di un bambino
la mano di un amore
mai vicino
IX
Ma dai
non esagerare
non far piangere pure il manto stradale
quanti lamenti
quanti ossessi
quanti specchi
rotti
e riflessi
Siamo un popolo
di piantagrane
perso il bestiame
perso il reame
perse le staffe
ci si può arrabbiare
e fino alla fine
va veramente male
X
C'era una volta un principe
proprietario
possidente
di un castello assai imponente
ma il concetto
da rimarcare
per lui
la ricchezza
era da sorvolare
viveva
ogni notte
e di
nel sottoscala
di quel castello li
tutta la vita
se ne andò terrena
e lui sempre
una povera cena
fino al giorno
che unendo le dita
egli decise
che era finita
XI
Una storia
ha la sua fine
e la morale è solo quella
una metafora
ha tanto valore
mai
quanto il sorriso di
un folle
ed il suo strano accondiscendente
Dolore.
Il principe del sottoscala
M.J
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