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L'ultima poesia 

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Prologo Loro mi dissero Se usciremo ti faremo del male Vogliamo essere la tua ultima poesia Io dissi loro Proseguite pure Ho definito la mia età Ne dimostro tanti meno Ne ho sofferti molti di più Ho definito come vivere Tra i pastelli Quello sempre mancante Coloro di niente questa vita Zampilli di reminiscenze Decorano ma poi svaniscono Che esclusiva l’illusione Per apparire Si deve significare Ma non ho valore Non ho regime Non ho niente tra le mani Indosso stracci di pensiero Manualità zero Ho amato una scrittrice di una epoca che non esiste Ho definito l’amore Surclassato E poi Annichilito Per anni Ore Mesi Minuti Direi decenni E non so più cosa provare Tu menti Mi dissero Ho vissuto strati sociali dei sogni Risvegli umanistici senza pietà Accolto rami spezzati Dentro alberi inquieti di resina ribelle Poi loro mi dissero Non ci fai fatto ancora uscire Non vi ho fatto ancora uscire È vero Vi temo Un po’ vi adoro Ma vi temo tanto Sono triste sai Lo spesso delle volte Quasi sempre Non mai Forse oramai Poi mi dissero Faremo da sole Io risposi Che cambia davvero Che accade Sul serio Punto di vista interrogativo Or dunque Iniziamo Mi interrogo di me Della mia cultura Di ciò che sono Se davvero rappresento Se è inutile Tutto questo Essere schivo E’l’unico tatuaggio Ho voluto marchiarmi Mi chiedo Sempre Che cosa posso lasciare di bello Perché alla fine Di quello mi importa E quando mi dilanio Quando non sono soddisfatto Di ciò che mostro Penso sia poco Credo sia solo un piccolo balzello Dentro una grande voragine Comunque mi muovo Cado E perciò ho paura Come tutti voi Non ho paura d’amore Ho paura di far soffrire Perché la sofferenza che mi porto Dentro Non è la mia Io l’ho lasciata nella mia casa di trucioli Millenni che han preso fuoco Non è così che doveva andare Non lo è E mi dispiace Ma non ho tappeti dentro i quali arrotolarmi e morire Io non voglio morire Sono così aggrappato a questa vita Che ne temo un capriccio Che non mi dia più tempo Che voglia spengere le luci Di questo bel parco danzante Che voglia deludere tutti Improvvisamente Senza preavviso Senza ragioni Ecco perché la mia identità e ‘ nulla Morirebbe l’immagine di me Chi muore veramente non sarà conosciuto E Dico la verità Molto dispiace Molto Voi ora mi direte Per leggerci non serve scorrere lenta ogni parola Occorre mettere un dito e passarle una ad una Accarezzarne i contorni e forse piangerci sopra Una volta lacrime rimanevano Scolorivano le belle frasi Ma erano indelebili come segno D’amor voluto Vissuto Letto Ascoltato Ma ora Ora in una epoca distante da me Uno schermo divide Ciò che sono Da ciò che vorrei Vorrei il tuo amore Mille volte di più Incontenibile ed incontrastato Vorrei tutti quei momenti In cui viviamo insieme Incognita di pensiero mai Vorrei poterti vivere Per potermi ascoltare diverso Come una volta ero E sinceramente ero fantastico Ora non sono niente Uno sipario che apre e chiude le serate E tanto ho perso E quanto ho perso Di spregevole peccato Mi sono macchiato Ho definito la mia età Ne raccolgo molti meno Di quelli che ho perso Anni A cercare di voler bene A possedere la forza Di un sostegno Quando io ero Il pilastro più incrinato Sono parole queste Che riversano in dramma Per fortuna tante dita a scorrere non ci saranno Guardo le mie parole Ciò che hanno voluto rappresentare Un po’ sorrido Forse una lacrima ora Spesso piango quando scrivo Sono l’ultimo dei romantici E forse è meglio Meglio per tutti Tempo fa mi dissero Se usciremo Saremo la tua ultima poesia Facci uscire Io dico loro Io dico a te Leggimi in ogni punto Scorri quel dito Ma sappi Gli spazi vuoti siamo noi Il tuo amore Scrive per me e li riempie In quanto a voi Parole Tornate dentro Non è ancora il momento Della fine E qui decido io Perché qui soffro io Strano poeta Detta le regole per non morire Anche grazie a te Ho amato la più grande scrittrice di tutti i tempi Ma lei Quegli spazi vuoti Non li sapeva riempire . M.J (4:11)

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