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Mi sono dimenticato di dirti una cosa
Quanto la mattina accarezza
balaustra del tempo passato
lo scorrere
come il vento allietare d'anima fugace
le foglie
incontrastate nel loro colore
giacciono
inermi e speranzose di belle stagioni
e di gioia nella foce del verbo tremare
scandiscono ogni eterna fine
che mai sia
possa
debba essere tale
e per quanto irriguardosa
la tempesta inneggi al dolce mostrare
colori di natura irriverenti e fantasiosi
al fulcro della propria sapienza
dove il terreno prende
la radice nutre
e la profondità non duole
ma imbevuta di pianto
trasalisce di un peccato maggiore
quello d'aver connubio e soluzione
di una crescita pressoché perduta
arida quella vita che
prende il sole indigesta
e ne fa tenebra accolita
ma noi ombre
pensieri di piccole crune
sanguinanti postille a calce del sempre
scriviamo apoteosi di tenerezze
ci osserviamo mentre viviamo dentro
della stessa frequenza di un ruscello
e la cascata che lo annienta
quanto
questa notte
accarezzerà l'unione di due distanze
due mari reconditi nei propri abissi
due lune
destinazioni di ogni costellazione perduta
due esistenze in una
ed un futuro dipinto certezza
suono del proprio credo rintocca magnificenza
si
io ci credo
come il vento d'allietar fugace
lo scorrere
quale
voce del verbo tremare,
Io t'amo.
Micael Jackobs (4:11)
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