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Valentina
13
29 Giugno 2019 Ore 21:00
Ciao Micael, oggi è una bella serata qui. Sono nel portico che da al giardino. Scrivo.
Ti arriverà domani mattina.
Tua V.
Mi sono sempre imbattuta con la normalità. E per non cambiare troppo lo stato di gente con la quale non volevo molto aver a che fare o che mi facesse troppe domande, ho usato ciò che era in mio possesso il minor tempo possibile. (A parte situazioni che ti ho anche raccontato nel diario)
Se l'ho fatto e quando l'ho fatto seriamente non c'erano occhi indiscreti.
Su quello siamo un po simili Micael. Troppe domande ci innervosiscono.(Intendo domande stupide)
Ma ritengo che comunque , il mondo di oggi è quasi interamente stupido, come posso aspettarmi domande intelligenti?
Si porgono domande soprattutto se si ha la capacità e la volontà di comprendere la risposta. Sennò meglio stare zitti, ascoltare , poi valutare.
Torniamo alla storia.
Quale era un modo semplice per cercare una persona simile a me? Semplice Micael. Mostrare la magia. E come potevo mostrare la magia (definizione come la intendete voi) senza farmi osservare da nessuno che non fosse magico?
Ti stai già incasinando la testa Micael?
Ti spiego. Spero di essere chiara.
Perché il cappuccino?
Vado al bar il giorno dopo. Uno di quelli dove spesso andavamo io e te. Proprio quello dal quale tante mattine mi portavi la colazione a letto.
Mi siedo su un tavolino all'entrata. (Volutamente). Poi ordino il cappuccino ed una brioche.
E' li che inizia il divertimento.
Sai vero che ho tanti piccoli libretti pieni, fitti di formule da me create? Si che lo sai. Ma questa me la ricordavo bene senza doverla leggere.
E' un incantesimo che pare leggero e semplice ma è uno dei più potenti.
Eleva una azione alla visione del più alto grado di aurea. (Così è detta difficile). La spiego.
Feci quel giorno li ed i tre a divenire, ogni mattina un incantesimo che mi permetteva di girare il cucchiaino dentro la tazza del cappuccino senza afferrarlo. Chiamala psicocinesi , chiamala lievitazione. Io la chiamo, “Girare il cucchiaio dentro il cappuccino ad una altezza diversa.”
Mi dirai: “Ti ho vista piegare cose o lanciarle senza toccarle. Che magia ridicola fai?”
Micael, quel movimento , quel muoversi senza che io tocchi niente, non è visibile ad alcuno.
Nessuno li in quel bar, nessuno che entrasse, che uscisse mentre io compievo quell'azione era in grado di vedere cosa facessi. Sai perché?
Perché il vero incantesimo non è di per se far lievitare un cucchiaio. Quella è una cazzata, è facile.
La vera magia è selezionare chi poteva osservare ciò che stavo facendo.
Chi ci fosse riuscito sarebbe stato degno di avere spiegazioni in merito.
Primo giorno, mezzora così. Niente.
Secondo giorno , quaranta minuti. Niente.
Il terzo giorno, uno mi fissò un attimo. Sperai vedesse ciò che stavo facendo.
Invece voleva solo provarci.
Gli lessi la mente prima che potesse dirmi: “Ciao che fai sola?
Gli risposi prima della sua domanda.
“I cazzi miei. Vattene .”
Ci rimase molto male. Mi guardò con cattiveria. Io proseguii l'esperimento, volsi lo sguardo a lui.
Lo guardai con la mia cattiverai.
Disse: “Scusa.”
Volse la coda maschilista tra le gambe,ed andò via.
Stupidi uomini fissati col provarci con chi non vuole farsi disturbare da nessuno.
Il quarto giorno ero quasi demoralizzata. Pensai di cambiare bar.
Dopo due minuti che avevo ordinato, entrò una ragazza. Molto bellina direi. Capelli rossi vestito strambo, cappello ancora di più e borsetta Gucci.
Mi passò accanto mentre io giravo il cucchiaio a mezz'aria.
Pensai :” Peccato.”
Andò versò il bar. Poi si fermò. Si Micael. Si fermò.
Fece cadere la borsa per terra. (Volutamente) E si voltò verso me per per raccoglierla.
E lei vide.
O si. Vide ciò che facevo. Diventò rossa.
Si mise una mano sulla bocca.
Io la guardai. Non feci smorfie. Continuai a girare il cucchiaio con la mente.
Lei prese la borsa e mi si avvicinò.
Mi guardò quasi emozionata.
“Come fai? Cioè tu sai farlo. Come fai? E' incredibile ma non dicono niente?” Mi disse.
Io le risposi che nessuno vedeva. Avevo interposto un blocco .
“Ma io ti vedo!” Mi disse.
Io fermai la mano. Presi il cucchiaio e lo posai sulla tavola.
“Basta con i giochetti. Mi chiamo Valentina ed avrei bisogno del tuo aiuto. Potrai?” Le chiesi Micael.
All'inizio parve imbarazzatissima. Aveva sempre la mano sulla bocca. Iniziò a balbettare.
Poi mi disse: “Mi chiamo Lucilla. Sei favolosa. Sono a disposizione . Sei incredibile!”
Io sorrisi e le dissi che ciò che aveva visto non era così complicato.
Poi le presi le mani e le dissi che ciò che dovevamo fare era molto ma molto più complicato.
“Vuoi davvero sapere tutto Lucilla?”
Continua...
5 minuti e mezzo.
Ciao amore mio. Sempre fiducia. Ricorda.
Tua Impossibile V.
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