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Capitolo 20

  • Immagine del redattore: micaeljackobs
    micaeljackobs
  • 24 lug 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Valentina


20


Ciao Micael come stai? Spero meglio di qualche giorno fa. Devo proseguire la storia che ha tanti punti ed è necessario per te , per capire le mie intenzioni.


Come sai ero riuscita a contenerlo. All'inizio pensavo peggio. Da come si era messa appena entrato temevo fosse più forte. Poi non so cosa accadde, si assestò dentro me.

Le settimane dopo vivevo momenti nei quali neanche lo sentivo. Proseguivo però le mie ricerche per allontanarlo per sempre dal nostro mondo. Nel frattempo mi chiamarono per altre questioni da risolvere e strano a dirsi mi sentivo più forte che mai.

Passavano settimane tra una chiamata ed un'altra. Avevo così modo, in giro per il mondo di studiare l'incantesimo o formula definitiva per ricacciarlo altrove. Non accadde niente per molti mesi ed il mio lavoro continuò senza intralci. La sera in un albergo o in un altro , che fossi a Londra o a Monaco o a Parigi, guardavo fuori dalla finestra e pensavo che era tutto così strano. Insolito. Troppo calmo. Tutto molto terribilmente calmo.

Pensai seriamente che qualcosa stesse succedendo dentro me.

L'estremo come l'ho sempre chiamato perché non ne conoscevo il nome , era di un silenzio assordante.

Passarono i giorni ed i miei tentativi di mandarlo via sfumarono. Non lo so. Non ero convinta. C'era qualcosa che mi sfuggiva . Qualcosa di molto sottile che non mi era chiaro.

Come poteva un essere del genere, che aveva ucciso Jacopo, che mi aveva aggredita la prima volta, che aveva minacciato di trovarvi, essere così calmo?

Poi compresi cosa stava accadendo.

Ero ad un ristorante albergo a Parigi. Saranno state le sette di sera. Micael devi sapere che , essendo molto fissata di intrugli e di cucina, mi ero fatta amici tutti i cuochi, i camerieri e gli addetti alle pulizie di ogni albergo pernottassi. Era un mio modo di vivere quei periodi.

Micael non ti incazzare: HO DETTO AMICI.

Loro non sapevano ciò che facevo. Io non lo dicevo a nessuno. Dicevo loro , se mi chiedevano che lavoro facessi , dicevo che ero una accompagnatrice. Si una di quelle che fanno presenza alle cene importanti, alle feste, alle inaugurazioni. Mi fermavo li ovvio. Loro non pensavano male.

Dicevo loro “Lavoro nelle pubbliche relazioni, poco pubbliche, molto relazioni”. Un modo simpatico ma innocente per mascherare il mio vero lavoro.

Quella sera in quel albergo a Parigi mangiavo con loro. C'erano sia uomini che donne. Cuochi, inservienti, pure il titolare. Io ero li. Allegra, spensierata. Mi pareva tutto così strano. Una vita normale .

Poi Un ragazzo scherzosamente disse: “Ma ce l'hai un fidanzato?”

Al che risposi si. E dissi il tuo nome. Spiegai loro che vivevi a Firenze e che non ci si vedeva da molto tempo.

Poi sai gli uomini, hanno sempre voglia di dire cazzate. Un altro disse “Sai le corna”

(Tutto in lingua francese Micael).

Al che io risposi la solita frase che dico agli uomini. “Voi pensate solo al sesso ed avete il QI parecchio basso ma siete uomini . Ovvio.”

Un altro non la prese a scherzo. Forse aveva problemi. Forse era nervoso per i cazzi suoi. Lo conoscevo abbastanza bene e si era sempre comportato a modo fin ora.

Mi guardò e mi disse: “Valentina vieni su dopo e ti dimostro che ti sbagli e lo facciamo cornuto”

Successe l'inevitabile.

Sbattei una mano sul tavolo.

Nel ristorante ancora vuoto, nessuno ci sentì.

Mi guardarono spaventati. La ragazza affianco si alzò di scatto. Poi altri tre scostarono le sedie. Uno rischiò di caderci sopra.

Non mi resi conto inizialmente.

Ci fu un silenzio lunghissimo. Dimenticai qualche secondo. Poi tornai in me. Erano tutti in piedi io ancora seduta.

Mi guardavano terrorizzati.

Li guardai e dissi loro.

“Scusate amo il mio ragazzo, se ho battuto la mano, non era mia intenzione comportarmi così”

Alzai la mano e vidi la tovaglia bianca con delle macchie nere. Proprio dove avevo colpito.

Non li guardai. Tolsi quella roba. Poi mi rivolsi a loro.

“Che c'è? Chiesi.

Uno mi disse: “Valentina hai cambiato voce e la tua pelle si è come..”

“Come cosa?” Chiesi ma già immaginavo .

E lui imbarazzato “Non so, ora sta bene si è come ingrigita, invecchiata. Come è possibile?”

E li compresi che a parte Gaia che mi stava dentro, lui, silenzioso maledetto stava per sferrare il suo primo veemente attacco.


5 min. Con tanto amore dalla tua Valentina.


V.

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