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Immagine del redattore: micaeljackobsmicaeljackobs

Mio Diario Demonio


(My Demon Diary)


Diario astrale dei cazzi miei

Costellazione delle ovaie perdute


CAP 1-2


Giorno primario dei secondi secoli


color somnia verbis meis


Caro Micael, rieccomi qua. Se hai superato il primo capitolo, sicuramente vorrai leggere questo.

Confido in te. In fondo non sono cattiva, un po malefica , ma che vuoi che sia dai.


Ti Vorrei raccontare (Prima siediti però) Hai più di 20 anni , sei già vecchio.

Ti vorrei raccontare di quel di anzi sera che , in viaggio per diletto eravamo a Barcellona. Ricordi?

Certo che te lo ricordi. Momenti belli, momenti brutti. Litigate piccole, anche un po' più grandi.

Eravamo spesso a litigare. Ovunque e sempre. Eppure sei così calmo. Ho sempre il dubbio che sia colpa mia. Chissà.


Ti volevo ricordare della sera al ristorante dell'albergo. Peraltro lussuoso parecchio. Te eri stranamente vestito elegante, io no. Nera come la pece, anfibi camicetta quasi strappata.

Tanto bastava pagare e bene. Ero stata chiara.


Eravamo seduti al tavolo. Fremevi per la cena.(Come spesso fai) Il cameriere, nonostante il lusso, non arrivava e guardavi male me. (Manco fossi io a servire)

Poi giunse e mi guardò quel non so che. Doveva guardarmi cavolo. Dovevo ordinare.

Comunque finita l'ordinazione, aspettasti che se ne andasse . Poi rivolgendomi la parola in modo aspro mi dicesti: “ Hai finito di farti guardare?”

Al che risposi “Io? Forse guardava te” Ma lo sapevo che ti faceva incazzare sta cosa.

Il “ Si vabbè di risposta “ Non mi fu gradito. Ma volevo stemperare la tensione. Se la gente mi guarda che devo fare? Allora presi una forchetta. Te la mostrai.

Te subito mi dicesti “Non fare ciò che pensi di fare , è uno stupido trucco”

Invece lo feci. La piegai in due. Presi la tua (fregandoti perché aveva capito che la volevo prendere)

Piegai pure quella.

Chiamai il cameriere e gli dissi che le forchette erano difettose.

Tu mi urlasti che lo avevo fatto apposta per chiamare di nuovo il cameriere. (Ma lo avevi visto? Era orbo)

Insomma se ti ricordi bene, ti alzasti quando arrivò il primo piatto con le due forchette e mi lanciasti il tutto addosso. Poi te ne andasti fuori a fumare.

Io guardai sorridente quel povero ragazzo impaurito e gli dissi.

“Tranquillo fa spesso così. E' routine. Poi gli passa. Anzi vai via che se ci vede parlare insieme , poi ti uccide.”

Tornasti dopo poco. Giusto il tempo della sigaretta. Mi chiedesti scusa. Adesso eri dolce, di un dolce che un mascarpone si rivolterebbe nella tomba dei gelatai.

Io ti sorrisi e ti dissi “Micael vuol dire che passeremo al secondo, anzi passerai. Presi il suo piatto e lo mangiai.

La sera proseguì sui nostri standard. Parlavamo di tutto. Dalle sciocchezze dello spettacolo, alla circolazione dei vasi sanguigni a temperature ghiacciate. Ti volevo mostrare come sopportassi il freddo ma rifiutasti categoricamente .

La sera sul tardi passeggiammo mano nella mano. Era tutto dimenticato.

Si, per te.

La notte attesi che ti addormentassi. C'era una bellissima finestra con balcone al terzo piano, in quel albergo a Barcellona.

Mi annoiavo. Ero sola, e leggevo le mie cose. Le solite per produrre questo o quello. Poi mi venne una idea. Credetti fosse stata carina, provarla. Venni da te. Dormivi profondo.

Pronunciai all'orecchio delle parole. Non erano belle parole. Erano versi di risveglio sul subconscio.

Ti alzasti come fanno i sonnambuli. Non lo sei. Ne mai lo sei stato. Avevo solo attivato in te quella fase. Mi guardavi ma non sapevi che stavi sveglio. Non eri cosciente. Solo parzialmente. Sono situazioni strane Micael. Io le conosco bene.

Ti mostrai il balcone. Ti feci un gesto con la mano, come per proseguire. So che di questo non ti sei mai ricordato niente. Eri come ipnotizzato. Ogni tanto te lo facevo. Non così. Poi ti spiegherò.

Ti mostrai il balcone. Dava a strapiombo dal terzo piano. Andasti fino alla fine per sporgerti. Ma ero io. Tu pensavi di sognare e nei sogni spesso ci si butta.

Ora avevo in mano la tua vita. Eri un mio esperimento. Mi dispiace dirtelo ma in quel momento lo sei stato , perché ti eri comportato male a tavola. Devi imparare a controllarti Micael. Per il tuo bene .

Ti fermai. Senza toccarti. Eri in bilico. Ti saresti gettato dal terzo piano e neanche lo sapevi.

Ti fermai con la mente. La mano era distante dalla tua schiena ma ti stavo fermando pure con quella.

Averti così fragile, la tua vita una mia scelta, mi fece capire cosa potessi fare. Anche se sapevo già indirizzare persone nel sogno e nel sonnambulismo. Una arte rara che nessuno usa. Rara e pericolosa.

Poi mi calmai. Mi passò la rabbia. Ti sussurrai due frasi . Non servivano a svegliarti ma a cambiare percorso. Ti voltasti. Mi guardasti e tornasti a letto.

Mai e poi mai ti sei ricordato di questa vicenda. Di come l'aria ti sfiorava il volto al bordo del balcone, al vertice della follia, la mia.

Ora vedi come sono, come ero, cosa ti facevo. Ora lo sai Micael. Detto questo, MI VUOI ANCORA BENE?


Fine del 1-2


Valentina.

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