Mio Diario Demonio
(My Demon Diary)
Diario Astrale dei cazzi Miei
Costellazione Uterina
Piccole labbra ancora incontaminate.
Grandi labbra sull'orlo di una crisi di nervi.
Cap 3-1 La tavoletta Ouija (Personal build)
Giorno del semestre precedente
Ciao Micael come va? Se mi leggi spero bene. Anche oggi non ti sorprenderò con effetti speciali, rivelazioni o altro. Jacopo sta per morire e neanche mi va di sottolineare troppo cose nostre del passato.
Purtroppo non riesco più a sostenerlo. Ho fatto il possibile , te lo giuro ma lui è più forte di me. Lo vuole portare via e sono sfinita. Dovrei tornare nei miei luoghi per ritemprarmi, ma sta aspettando solo che me ne vada per approfittarsi di voi. Perciò rimarrò fino alla fine e poi lo porterò con me, dove non possa darvi noia.
Oggi ti volevo parlare della tavoletta che conosci bene. Purtroppo è stata lei a farlo venire .Non ti ho mai raccontato molto di questa arma pericolosissima. Mi hai solo vista usarla una volta. Ed anche l'ultima per te.
Avevo nove anni ed ancora stavo in quell'orfanotrofio. A dispetto di anni prima anche i gestori di quel posto fatiscente, cominciavano a temermi sul serio. La sera entravo ed uscivo quando mi pareva. Loro lo sapevano e non mi dicevano niente.
La notte stavo spesso nel bosco a poche miglia da luogo dove vivevo. In fondo li mi avevano torturata, li era diventata la mia casa.
Delle volte passavo tutta la notte e tornavo la mattina. Mi davano delle occhiatacce ma niente di più. (Poi ti spiegherò perché) . Era inverno quella sera e me ne stavo seduta accanto ad un albero a scrivere formule. C'è chi giocava con le bambole (Poche ne avevamo) Io creavo formule per difendere me e quei ragazzi. Erano cose semplici. Davano pulsioni negative a chi si avvicinava.
Come una sensazione di disturbo fisico all'avvicinarsi a qualcuno. Almeno anche i miei compagni che vivevano con me non rischiavano quasi mai di essere picchiati. Per questo ero diventata la capa del gruppo. Servita e riverita. Soprattutto temuta e rispettata anche da ragazzini più grandi di me.
Sapevano tutti dei miei poteri. Io non li nascondevo di certo.
Quella sera ,appoggiandomi ad un albero per riposare se ne era venuta via un pezzo di corteccia. Non tutta però. Un bel pezzo ancora stava attaccato all'albero. Dato mi piaceva la forma , anche se non sapevo cosa mi potesse servire, decisi di staccarla completamente per farci qualcosa di utile.
Ma la corteccia insisteva nel non volersi staccare, fin quando mi ferii alla mano, riuscendo a togliere tutto il pezzo Era parecchio grande ; circa 40 centimetri per 25 . Il sangue la macchiò ma non troppo e quel gesto mi fece venire in mente cosa ci dovessi fare. Le cose arrivano senza che debba per forza chiederti perché e per come. Ora sapevo che dovevo creare una tavoletta. Un mezzo comunicativo tra me e chi viveva altrove. Un conduttore di pensiero in pratica.
Ogni giorno con dei sassi ne limavo le parti. Poi raschiavo il davanti per renderlo omogeneo.
Era molto solida per essere una corteccia e poi di quelle dimensioni.
Per fartela breve Micael, in tre giorni era pulitissima. La avevo immersa anche in un liquido che avevo creato per solidificarla meglio all'aria.
Mi faccio tutt'ora i complimenti per come sono stata brava a quell'età e per la prima volta.
Forse dovevo laurearmi in falegnameria. (Non ridere scemo).
Cominciai ad incidere tutte le lettere dell'alfabeto. La tavola non era grande e le lettere come te hai visto sono molto piccole. Poi ero una bambina e a quel tempo avevo dita piccole, perciò mi andava bene così.
Ci misi anche dei segni che avevo creato ai quattro lati. Servivano per proteggermi. (Anche questo dovrei spiegartelo)
La mostrai ai ragazzi dell'orfanotrofio che rimasero stupidi della mia opera chiedendomi che cosa ci dovessi fare.
Quando spiegai loro, che sarebbe servita per evocare persone o stranezze da altri luoghi, in alcuni si sviluppo una profonda paura e cominciarono ad evitarmi. (Come se non lo sapessero cosa ero)
Altri invece erano infatuati da quel nuovo “Gioco” Per loro. NON PER ME.
Sentivo però che la tavola, per come era nata, era incompleta. Non la sentivo viva. Mancava qualcosa. Mi ricordai allora il momento preciso in cui la sradicai completamente dall'albero ferendomi.
Chiamai i ragazzi a me, con il potere del comando, che ormai avevo e chiesi a tutti loro se , se la sentivano di dare un obolo alla tavola.
In pratica l'atto era volontario. Dovevano bucarsi un dito e versare il sangue a loro piacimento tra le lettere intagliate.
Dieci anzi no Undici di loro lo fecero. Io misi del mio. Molto ma molto sangue. Non sentivo mai debolezza o dolore. Anzi ogni volta che sanguinavo mi pareva di stare meglio.
Fu così che la tavola, venne alla luce. A differenza di quelle che vengono usate nel mondo di oggi, questa sai adesso come è stata creata. RIPETO Micael, non tutte le tavole funzionano. Questa anche troppo.
Detto questo, eh già perché? Mi chiederai?
Ti rispondo lo stesso. Quando me ne andrò da Firenze , quando Jacopo morirà , perciò fammi fare un calcolo, tra tre giorni due ore circa, come ti ho detto quando sono arrivata, anche io me ne andrò altrove. Per i motivi che comunque ti ho già elencato nei precedenti paragrafi. Non sto a ripeterli.
Ti lascio questo numero . E' un codice per l'apertura di una cassetta Postale. La posta è quella Sotto i portici in centro (Non mi fare dire indirizzo dai) Lo sai. La nostra posta. Ecco il codice per l'apertura. (___________________) Vorranno anche un tuo documento , ma tranquillo l'ho cointestata ad entrambi. E ci pago il noleggio fino al 2020 perciò sta li.
Ti ho lasciato la tavoletta. Ci sta precisa. Niente altro. Solo quella.
Mi dirai: “Ma che cazzo ci faccio?” Ti conosco Micael. Ci metti una vita per credermi ogni volta.
Ma io ti lascio uguale la tavoletta. Non ti chiedo di usarla. Non sai farlo. Forse imparerai. Forse non ti interessa neanche. Sicuramente non andrai neanche a vedere se ti ho detto un cazzata. (Non dico cazzate Micael, lo sai) Non scherzo su queste cose.
Se poi mi chiedi perché non la voglio più, se poi ti chiedi se ti può essere utile per contattarmi, se poi ti inizi ad agitare perché comunque ti sconsiglio di portarla dalla famigliola. (Non farla mai toccare ad Alice).
Ti rispondo : Lo so Micael è un rischio. Ma mi sentivo di farlo. Doveva andare così.
Non mi serve più.
“Ne hai una più grande?” Mi chiederesti.
Ti rispondo: tra un po di giorni, forse un mese che me ne sarò andata, e perciò non ci vedremo più, ho bisogno di una tavoletta, molto ma molto più potente, si Micael. Moltissimo di più per sostenere la battaglia con chi sai.
Ma ti dico anche che non riuscirei a crearne una così potente, pertanto ho usato il piano B.
(Lo so ti stai innervosendo)
Mi marchierò da sola la pelle con tutte le lettere dell'alfabeto. Sulla pancia. Una parte di me diverrà
ciò che prima era la tavoletta. Sarò più potente ed avrò più facilità contro chi sai.
Ti dispiace per la mia povera pancia? A me no. Tanto quella abbiamo.
Ultima cosa. Non avrò più il telefono. Non mi serve più. Cerca di capire perché. Se mi vuoi, dire qualcosa, fatti coraggio , vai alle poste , apri quella cassetta postale, e provaci.
Ma so che non lo farai. Perché non mi credi.
Non fa niente mio dolce poeta , questo è quanto per oggi. Non mi pensare troppo. Diventi cieco.
Tua For ever Valentina.
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