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Il guardiano dei gatti
12
A cena non sapevo come mai; ma l'aria era pesa.
Avevo cucinato un brodino per tutti;
Poi avremmo avuto del pollo con patatine.
Avevo avvisato Sabrina di non sorprendersi se i gatti mangiavano le nostre stesse cose.
Era un segno di amicizia nei confronti di chi li ospitava.
Lei non parve molto convinta di quella mia affermazione.
La serata iniziò con uno squallido silenzio tombale.
Nessuno osava miagolare.
Poi Sabrina, per tagliare la testa al toro disse:
“Ottimo questo brodo! Sei proprio bravo a cucinare”
Io le sorrisi e scatenai la reazione dei gatti.
Tormentor si tuffò direttamente dentro la scodella della ragazza; ma la mancò.
Ci provò Robin hood; fece un balzo e appoggiò una gambetta dentro.
Un piccolo schizzo colpì la gatta accanto, Manola; che scese irritata dalla sedia.
Poi si tuffò pure Belzebù che nonostante avesse un occhio solo, centrò in pieno il piatto; sporcando la ragazza di minestra.
Io osservai impietrito la scena.
Gengis khan anche lui si apprestò a balzare sul piatto ormai mezzo vuoto di Sabrina.
Sarebbe stata la fine.
Un gatto di quella grandezza avrebbe scatenato un'onda dalle dimensioni anomale.
Volle la fortuna che Geremia afferrò con i denti la coda di Gengis Khan che cadde poco più a lato.
Nel frattempo Bianchino s'era aggrappato al golf della ragazza e Principe mordicchiava irrequieto la sedia dove sedeva.
Il culmine lo raggiungemmo quando Schizzo giunse dalla sua postazione e con un balzo gli piombò in testa.
Sabrina si mise ad urlare.
“Non è niente!” Le dissi.
“Non fa male” Continuai.
Che menzogna tirai fuori.
Faceva male eccome.
La ragazza si alzò dal tavolo urlando; prese la borsa, il cappotto e sbatté la porta furiosamente.
Ovvio non mi aspettavo di rivederla; ne domani ne mai.
Guardai i gatti molto alterato
“Voi! Voi! Come avete potuto farmi questo?” Urlai.
“Era solo una amica! Che male faceva?” Urlai più forte.
I gatti non mi considerarono.
Andarono verso il pollo in mezzo alla tavola e a turno ne staccarono dei pezzi.
Tormentor si fregò parecchie patatine.
Feci un gesto d'intinto; Tolsi il pollo dalla tavola.
Principe rimase attaccato; Poi balzò tranquillamente per terra.
“Niente più pollo! Siete in punizione!” Dissi.
“Tutti a letto” Imprecai.
I gatti guardarono Geremia che fece loro uno strano gesto con il muso.
“Ma che diavolo?” Dissi.
Rimanemmo solo io e lui.
Mi chinai per guardarlo meglio e vidi nei suoi occhi qualcosa di strano;
forse erano lacrime.
Forse non so.
“Che vi prende Geremia? Che avete? Siete gelosi di una donna?” Gli sussurrai.
“Non posso avere diritto ad una nuova vita? Non posso più?” Urlai.
Geremia oscillava la testa ma sapevo che mi stava ascoltando.
Si avvicinò a me e porse il suo muso fino ai miei occhi.
Poi li chiuse e fece le fusa.
“Vuol dire che ti dispiace?” Gli domandai.
Il gatto non aprì ancora gli occhi.
“Geremia! Lo sai quanto tenga a voi! Lo sai. Ma dopo la perdita del mio amore io, insomma sono passati mesi; credo di avere diritto a..”
Il gatto mi interruppe.
Non so come fece ma la sua zampetta si appoggiò dolcemente sulle mie labbra; come per farmi tacere.
Questa cosa mi sconvolse e non poco.
Al che mi venne fuori la fatidica domanda che mai avrei pensato di fare.
“Geremia! Chi sei tu veramente ?
V.
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