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Immagine del redattore: micaeljackobsmicaeljackobs

Premessa


Cara Valentina ,ho postato la tua bellissima opera per trovare un modo di starti più vicino e di cercarti in rete , casomai tu la leggessi, so quanto ami i gatti e so quanto io amo te.. ti prego .. leggimi


M.J


Dedicata a te

il cui amore

è dentro ogni mia parola


Ultima puntata


Ci allontanammo tutti ed undici dalla mia vecchia casa;

sentivo che non mi apparteneva più; non era neanche distante; come mai fosse esistita.

Oggetti,

ricordi,

pensieri;

erano tutti dentro la mia testa;

di gatto,

oppure di uomo

quello che ero una volta, non so.


Scendemmo per strada; seguii gli altri cercando di abituare la nuova vista a quegli spazi.

I gatti compresero le mie difficoltà iniziali; Principe mi venne accanto e mi sorrise; almeno mi parve a livello di gatto.

Tormentor mi morse un orecchio.

“Aia!” Miagolai.

“Anche ora ?” Apostrofai.

Come per dire lui che in passato mi era stato leggermente alle costole in ogni movimento.

Lo osservavo e pareva felice;

felice per me.

Seguimmo una strada laterale che conduceva ad un parco.

Non riuscivo a star loro dietro.

“Ehi! Andate piano! Sono nuovo del ruolo!” Soffiai.

Poi notai che gli altri gatti si allontanarono; quando Geremia mi si pose accanto osservandomi.

In quel momento ebbi tante domande da fargli ; e lui non so quante risposte poteva offrirmi.

Lo guardai in gattesco;

e lui fece lo stesso.

Non so in che modo comunicavamo;come fossero vibrazioni, che mi arrivavano dentro quasi senza sfiorarmi.

I nostri movimenti erano lo spazio d'attesa tra un discorso ed un altro.

Una specie di forma di rispetto.

Osservai il cielo; Non credevo che i gatti potessero vedere così.

In fondo nessuno lo sapeva di sicuro.

Se bianco,

se nero,

se a colori.

No! Non era così.

Il cielo era frastagliato come uno specchio in tanti piccoli pezzi; come mosaici.

Del rosso si alternava al giallo; poi verde ed indaco.

Bronzo e violetto. Apparivano e sfumavano.

C'erano colori di cui ignoravo l'esistenza; non saprei spiegarli ancora;

solo che pareva vivessero.

Geremia mi scosse da quel torpore con una leggera zampata.

“Aia! “ Miagolai.

“Geremia! Scusami! Mi ero fissato con il cielo” Comunicai lui non so in che modo.

Il suo pensiero mi giunse improvviso;

“Tu vuoi risposte” Mi disse.

“Si! Te ne sarei grato! E' forse un sogno questo?” Domandai.

“Non stai sognando! E' tutto vero! Ed anche se quando si sogna si pensa che non lo sia; ecco stanne certo questo non lo è” Concluse.

Quella frase così contorta, un po mi sconvolse; perciò gli chiesi:

“Geremia chi sei tu? Mi puoi rispondere adesso?”

“Non lo vedi? Sono un gatto” Rispose.

“Si lo vedo! Sono confuso! Non stupido Geremia” Miagolai credo.

“In realtà avrei altre definizioni per il mio stato” Mi disse.

“E cioè Geremia?” Domandai ancora.

“Ti sei chiesto il perché di questa trasformazione?” Mi chiese.

“In effetti non me lo sono chiesto più di tanto” Risposi.

“Si vede che la volevi allora! La volevi con tutta la tua forza” Concluse.

Poi ci fu silenzio.

Gli altri gatti cercarono di avvicinarsi; Geremia si voltò verso di loro e fece un cenno con il muso.

“Tu gli comandi? Vero? Sei il capo?” Domandai.

“No! Non sono un capo! Sono una guida! Un guardiano.” Replicò.

“Un guardiano? Un guardiano dei gatti?” Chiesi.

“Una specie! Diciamo. Ma vedrò di essere più chiaro su ciò che ti è successo; basta che mi lasci miagolare in pace per pochi secondi” Aggiunse.

Io annui con la testa mentre lo osservavo curioso.

“Una nuova legge nell'equilibrio delle cose è stata stabilita da poco”

Io tentai di dire qualcosa; che la partenza della sua spiegazione non era rassicurante per niente; ma non mi pronunziai.

“Io sono un gatto un po diverso dagli altri gatti; ho una consapevolezza maggiore; una visione più estesa del vostro e del nostro destino” Aggiunse.

Rimasi immobile come basito.

“Per farti capire con assonanze; io sono come un vostro antico profeta;

lui si è fatto mettere in croce per espiare i vostri peccati;

ma io non sono uguale a lui” Ammiccò.

Sentivo la mia gola di gatto arsa dalla sorpresa.

“Lui come Gesù Cristo?”

Geremia mi vide perplesso ma continuò.

“Ti parlavo di un nuovo equilibrio universale; il mio compito è quello di condurre le persone come te da una forma ad un'altra.” Mi spiegò.

“Prima che tu mi chieda altro, ti dico una cosa; vieni più vicino per favore.”

Mi avvicinai spaventato a quel gatto.

“Sei un demonio forse?” Domandai.

Il gatto fece le fusa e con la zampa mi accarezzò l'orecchio.

“Nessun demonio; nessun luogo comune; niente di quello che puoi pensare” Sottolineò.

“Tu sai bene quanto le persone cambiano ,se perdono qualcuno di caro, nella loro vita;

Certe in realtà non vivono più; Sono ombre nascoste dentro un mondo con troppo sole.

Ed il sole le brucia lo stesso.

Tante persone non chiedono alla vita più niente; solo farsi strascicare stanche fino alla fine.

Quando perdete qualcuno; perdete una parte di voi che vi ha sempre accompagnato.

In realtà non vi accorgete che non perdete proprio niente se non solo quella forma di cui avete il possesso” Mi disse. Poi si fermò.

“Lo stato fisico vero?” Domandai.

“Si e non solo; le abitudini; sentire la voce, i suoni, i pensieri; e poi non sentirli più.” Aggiunse.

“Il tormento della perdita è così grande che tante di quelle volte non sarete mai più voi stessi! Ed anche se vi vedrete vivi; in fondo siete solo dei morti dormienti che si svegliano ogni mattina per credere che tutto ciò che accade prima o presto finirà; senza sapere che è già accaduto.” Miagolò.

“Non ti seguo più Geremia! Sei complesso.” Gli dissi.

“Sarò coinciso allora! Certe cose le comprenderai con il tempo” Aggiunse.

“Io sono qua; sono venuto da te per capire se eri in grado di accettare la tua vita da uomo, oppure cambiare; cambiare radicalmente.” Sottolineò.

“Ci è voluto un po di tempo ed hai scelto! Hai rifiutato quella realtà; quella vita, quel lavoro; tutto !E ti sei unito a me; a noi; a loro.” Mi disse.

“Anche loro sono come me?” Chiesi.

“Qualcuno si, qualcuno no!” Rispose.

“Comprenderai vivendo in questo stato!” Aggiunse ancora.

“Fammi capire bene Geremia! Fammi capire ciò che mi hai detto.” Continuai.

“Una legge determina che, chiunque soffra di un grande dolore, abbia la possibilità di scegliere un cambiamento radicale? Ed io ho scelto di diventare gatto?” Gli chiesi.

“Se è per questo anche un tuo vicino al quale è morta la madre, ha scelto!

Vedi la quella casa? Tra poco andremo da lui; a prenderlo. Altri gatti gli sono stati vicini; ora serve il mio intervento finale.” Concluse.

“Lavori tanto” Gli dissi.

Geremia mi diede una leggera zampata.

“Dimmi una cosa Geremia” Chiesi.

“Se posso! Volentieri.!” Rispose.

“Tu che sei così importante per loro; tu che mi dici d'essere una guida; una guida per una nuova consapevolezza umana; tu che hai un potere superiore a molti” Mi fermai.

“Continua! Continua! Mi piace essere adulato!” Miagolò.

“Perché hai vissuto così tanto tempo con me! Io non sono un umano come tanti altri che ha avuto necessità di cambiare radicalmente?” Chiesi.

“Giusta domanda! Finalmente!” Sorrise.

“Torna indietro nel tuo passato! Non ricordi quanto la tua amata amasse i gatti?” Mi chiese.

“Il mio amore! Si! Era innamorata dei gatti.

“Tu lo sai perché lei è stata investita?” Chiese.

“No! Non ero li! Non c'ero. Avrei voluto dirle qualcosa.! Non c'ero.”

Piansi.

“Non piangere!” Mi disse e si avvicinò ancora un po di più a me.

“Non piangere!” Sussurrò ancora.

“La tua donna è stata investita per salvare me!” Miagolò.

Un brivido mi prese lungo la mia schiena di felino.

Poi Geremia proseguì il racconto.

“In ogni caso non mi sarei fatto niente; i gatti hanno nove vite; io molte

molte di più.” Ammiccò.

“Lei ti ha salvato? Lei è morta per te?” Dissi.

“Si! Non ho potuto fare niente. “ Disse.

“Tu non..” Mi fermò.

“Non ho capacità così elevate da fermare una macchina in corsa a 100 all'ora; ma ci sto lavorando.” Rispose.

Poi mi diede un'altra zampettata sull'orecchio.

“Ora devo andare! Mi attendono in quella casa.” Disse.

“Tu vai con loro! Vivi come loro! Comprendi come loro!” Aggiunse.

“Ma io non so! Sono confuso sul mio stato.” Annunciai.

“Chiunque lo è! Sai benissimo quanto è più grande la paura di cambiare che la paura di rimanere sempre gli stessi.” Concluse.

E con quella frase apocalitticamente poco gattesca;

si voltò e mi lasciò solo.

Gli altri gatti appena videro che Geremia si era allontanato, vennero da me.

Tormentor mi si affiancò.

Poi volendo forse giocare un po',mi salì in groppa.

“Non sono un cavallo!” Gli dissi.

Proseguimmo verso una strada laterale.

Poi un altro giardino.

C'era un semaforo per giungervi sani.

I gatti corsero verso l'altro lato.

Io li seguii.

Belzebù scosse la testa e mi fermò.

“Cosa? Io no? Non posso?” Chiesi.

Li vidi dall'altra parte della riva di cemento come attendere qualcosa;

qualcuno.

“Non mi volete già più? “ Chiesi.

“Geremia aveva detto che voi insomma potevate aiutarmi.” Miagolai ancora.

Rimasero immobili. Poi qualcosa mi giunse da dietro e mi si affiancò.

Era una gatta;

una bellissima gatta con degli occhi molto particolari.

Mi si pose accanto davanti alle strisce pedonali.

Mi osservò.

Io osservai lei.

In un istante compresi tutto.

Il perché di quello stato;

Il perché della mia scelta;

il perché dell'amore.

Forse esistono leggi di cui molti non sono a conoscenza; ma c'è una sola legge che vivrà per l'eternità.

Non dissi niente per qualche secondo;

Solo per qualche secondo; giusto il tempo di riprendermi da quella forte emozione.

“Io ti ho sempre amata lo sai vero?” Le dissi.

La gatta sorrise e con il suo musetto accarezzò il mio facendomi le fusa.

“Lo so caro amore mio! Lo so.” Mi disse.

Non ricordo se piansi; ma quelle parole giunsero dentro di me con tale foga che la mia vista scomparve.

Presi paura.

Poi tornai a vedere di nuovo.

Lei era sempre li.

“Ce ne hai messo del tempo per capire eh?” Mi disse.

“Scusami! Ero confuso. Pensavo che, pensavo che ti avevo persa per sempre.” Miagolai lacrimando.

“Non si perde mai nessuno come vedi.” Mi sussurrò ponendomi la sua zampetta un po sopra la mia.

“C'è una cosa che dovevo dirti e che non ho fatto in tempo a farlo prima dell'incidente.” Formulò ancora.

“Un'altra? Credo d'aver avuto abbastanza sorprese oggi!Non ti pare?” Miagolai.

“Eravamo in tre già da due mesi; ero andata a farmi una visita!” Miagolò dolcemente.

Io traballai! Le zampette non ressero e caddi per terra.

Lei rise.

“Scusa! Non riesco ancora bene a reggermi su, insomma così.”

“Strana la vita ;vero amore mio?” Mi disse.

“Si! Terribilmente strana ed ingiusta tante volte.” Continuai.

“Mi dici che, tu mi dici che eri incinta di nostro figlio?”

“Si lo sono stata!” Disse.

“Lo sei stata?” Domandai.

“Una frase che suona un po strana detta da due gatti vero?”

“Si! Vero”La osservai.

Abbassai la testa.

“Non dovresti essere triste adesso.! Dopo questa bella notizia!” Mi disse.

“Bella? Non mi pare! Ma già trovarti così per me è qualcosa di meraviglioso.” Continuai.

“Sai ho visto come ti saresti comportato come padre!” Miagolò.

“Di che parli?” Chiesi.

“Certo che il nome potevi darglielo un po più carino” Sentenziò.

Li per li rimasi stordito. Sinceramente non so di cosa parlasse.

Poi dal folto gruppo dei gatti appena il semaforo divenne verde Partirono due gatti:

Belzebù ed un piccolo gattino.

Belzebù accompagnò il gattino dall'altra parte e fece in tempo ad aggregarsi di nuovo al gruppo.

Osservai quel gatto! Ed il suo nome mi riempì d'amore.

“Tormentor?”

Il gatto parlò a me per la prima volta.

“Ciao padre! Come ti butta?”

“Come mi butta?” Ma che linguaggio felino usa?” Chiesi.

La gatta mi disse che i giovani gatti d'oggi parlavano un linguaggio tutto loro.

Guardai negli occhi quel piccolo dolce gatto.

“Tormentor sei mio figlio.” Dissi.

“Certo che lo sono!” E prontamente fiero padre.” concluse.

La gatta prese il piccolo figlioletto e lo spinse accanto a me.

“Su abbiamo tempo adesso! Ora che la famiglia si è veramente riunita.

“Non ho più parole! Ma solo emozione” Mi dissi.

Già! Mi dissi.

Mio figlio si avvicinò a me come pure la mia amata.

Ci abbracciammo in qualche modo.

Tutti e tre li fermi davanti al ciglio della strada.

E non successe più niente di insolito; tranne che finalmente potevo essere felice.

Potevo;

potevamo esserlo.


Geremia osservò la scene dei tre gatti da lontano.

Poi si voltò dall'altra parte; consapevole che la strada era ancora tanta.

Tanta la sofferenza nel mondo;

tanta la voglia di cambiare.

Tanta la felicità da raggiungere in un modo oppure in un altro.

Geremia aveva quel compito.


Volse la coda e si allontanò.


Epilogo


Tutte le storie dovrebbero finire così;

con un bellissimo finale e forse qualcosa di più;

ma questa è la vita

e noi siamo la sua impronta

tutto il resto

è ancora così lontano da comprendere


ogni storia dovrebbe finire così

ma questa


è appena cominciata.


IL GUARDIANO DEI GATTI


Fine?


V.

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