![](https://static.wixstatic.com/media/222af1_d2d99d72d0cb45758a2919eeff6a4539~mv2.jpg/v1/fill/w_654,h_942,al_c,q_85,enc_auto/222af1_d2d99d72d0cb45758a2919eeff6a4539~mv2.jpg)
Il guardiano dei gatti
Prologo
Delle volte vorrei essere solo
un fiocco di niente
che mai si scioglierà
14
I giorni che seguirono, soprattutto il primo spiegai animatamente ai gatti che non era più il caso di comportarsi così.
Dissi loro che non tolleravo più stranezze; telefonate insolite; salti parabolici sul frigo; ne tanto meno che qualcuno di loro andasse ad aprire la porta senza prima aver avuto il mio consenso.
In ultima questione cercai di far loro comprendere, che non potevano intromettersi, nel caso avessi avuto voglia di cominciare, con qualcuno una nuova vita.
“Da mangiare preparo io” Sottolineai.
“Sia chiaro ora e per sempre” Conclusi.
Passarono altri due mesi e incredibilmente notai che i gatti avevano seguito alla lettera i miei rimbrotti.
Tornavo da lavoro e tutti e dieci erano sparsi per la casa più o meno in modo normale.
Non si sedevano più a tavola insieme a me; ma mangiavano nelle loro scodelle ben allineate sul pavimento.
Non si permisero di dire niente neanche, quando una settimana dopo, gli urlai a gran voce che sarei uscito con una ragazza.
Geremia mi guardò come assente; si voltò e continuò a sonnecchiare.
Passarono altre tre mesi circa e la storia con quella mia nuova conoscenza pareva diventasse importante.
Lei si chiamava Ginevra; Odiava i gatti e di conseguenza non l'avevo portata mai a casa mia.
Una sera però volli tentare la sorte; dissi lei che nonostante odiasse i felini, nonostante vivessero con me; vitto compreso; in numero spropositato pari a dieci; lei non doveva darsi pena.
Non l'avrebbero toccata, graffiata oppure osservata.
Se ne sarebbero stati in disparte come facevano sempre negli ultimi tempi.
Una sera Ginevra acconsentì nel venire a mangiare da me e semmai; se il caso lo avesse consentito; pure a dormire.
Entrammo.
“Ecco! Qui sto io! Scusa il disordine! Non mettono mai a posto” Dissi.
Lei non disse niente; mi parve ebbe un brivido iniziale; poi l'indifferenza più assoluta dei felini, la tranquillizzò.
Mangiammo soli io e lei.
I gatti neanche ci passarono accanto durante la nostra cena.
Poi verso la fine le strinsi una mano; e lei la mia.
Mi aspettavo l'apocalisse; ma non successe niente.
Ci scambiammo effusioni; qualche bacio, degli abbracci.
Mi aspettavo un attacco felino stile Pearl Harbor;
non successe niente.
Fu così che le chiesi gentilmente se le andava di dormire da me; Per proseguire con calma quelle effusioni a noi così indiscutibilmente idonee; dato che da lei, per via della famiglia allargata, non sussisteva possibilità; ed in macchina si faceva, si era fatto, quello che si era potuto fare con le difficoltà evitabili del caso.
Lei disse di si.
Nessun miagolio si interpose.
Guardammo un po di televisione baciandoci; nessun gatto nei paraggi.
Mi balenò in testa ;dentro uno di quei momenti romantici; cosa mai avessero pensato di tutto questo i miei amici felini.
Poi il pensiero passò; quando lei mi prese la mano e ci dirigemmo verso la camera.
Fidarsi è bene; e non fidarsi è decisamente meglio.
Chiusi la porta a chiave; dando un'ultima occhiata ai miei amici.
Ci fu solo silenzio.
Pochi attimi dopo ci ritrovammo abbracciati dentro un unico corpo.
Forse pareva un sogno;
forse no.
La mia vita era tornata per un attimo normale.
Le abbracciai una spalla; poi la baciai sulla bocca.
Feci per voltarmi; un solo gesto; un movimento repentino.
Qualcosa balenò vicino a noi.
“Ma che cavolo!” Dissi.
Non feci in tempo a capire cosa stava succedendo.
Lei li vide.
Li vidi anche io.
Venti occhi nel buio.
Li.
Fermi immobili.
Poi tutti insieme arricciarono il naso; ed il rumore che ne scaturì ;
fu di un brivido assoluto.
Ginevra sussultò nel letto.
Cadde sull'altra sponda.
Cercò i vestiti.
Li trovò.
Sbatté su qualcosa; poi sulla porta.
“E chiusa !” Le dissi.
“Era chiusa!” Continuai.
La ragazza aprì la porta e fuggì per sempre da me.
“Era chiusa! La porta era chiusa.” Lamentai mestamente.
Mi alzai sopra il letto; Cercai la luce della camera.
La trovai.
Volevo dire loro che questa era la goccia che aveva fatto traboccare un otre.
Accesi la luce e li guardai; uno per uno.
Il loro sguardo era severo.
Inquietante.
Non seppi definire.
E l'impatto fu così ampio che stavolta svenni.
Svenni sul serio.
V.
Comments