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Poets of the Dark
Dietro le quinte della confessione
Premessa
Io mi chiamo Micael Jackobs e ho avuto un fratello. Il suo nome è Jacopo. Lui amava farsi chiamare Dark Angel.
Non era un fratello di sangue. Era molto di più. Andava oltre quei legami familiari.
Eravamo così uniti che tante volte quello che lui pensava, io lo pensavo. C'era totale complementarietà tra noi. Lui mi Completava nelle mie mancanze ed io facevo così con lui.
Eravamo complici in tutto. Due scrittori all'apice della così vasta follia sperimentale di quegli anni.
Ci sono cose che ci siamo detti che nessuno ha mai saputo. Ci sono momenti nei quali Lui, solo lui intuiva il mio tormento e interveniva prima che commettessi delle pazzie.
Prima che volessi lasciarmi andare.
Lui era quello allegro. Io l'opposto.
Lui era l'ottimista, l'espansivo , stava a contatto con la gente. La amava.
Io era il pessimista, l'interiore , evitavo le persone. Non le odiavo, mi davano indifferenza. A parte una. Alla quale tutti voi sapete, sono legato per sempre. V.
Ci sono cose , e qui parlo direttamente a Te Siria ed a te Alice. Cose che ci siamo confessati, di cui non ho mai parlato con voi. Per il semplice fatto che lui mi ha chiesto di fare così.
So che scriverlo ora e in un profilo che tutti leggono è un po enfatico , ma mi conoscete , mi avete accettato per come sono. Nel bene e nel male della mia follia. Io sono.
Avevamo un posto segreto io e lui.
Un osteria.
Ma lasciate che vi racconti come è nata la cosa. Con grande emozione e , commozione cercherò di descrivere qua tramite dialogo quei fatti. In modo che vi siano note , certe cose e situazioni.
Era una sera come tante, molti ma molti anni fa, ero da solo nella casa che abitavo con Valentina.
Lei era all'estero. Ormai distante. Lontana. Non mi contattava neanche più, ed io con il mio orgoglio, non insistevo neanche a cercarla.
Una sera come tante. Non avevamo la televisione. Stavo fisso immobile alla finestra. Guardavo la gente che passava e facevo il mio film. Con le loro gesta, tempi, modi di camminare.
Ma non riuscivo a scrivere. Non più.
Non riuscivo neanche più a manifestare l'amore che avevo per lei.
Guardai il mio cellulare. Forse dentro me qualcosa si arrese. Ci sono momenti in cui, anche per pochi attimi vuoi morire. Quello era “Quel momento”.
Scrissi un messaggio all'unica persona che “Mai” mi aveva lasciato solo.
Gli scrissi :”Senti Jacopo io..” E glielo mandai.
Lui mi telefono di scatto.
Aveva già capito tutto.
(Angel)
Micael, vengo da te . Sono libero. Alice sta in gita. Tornano domani. Siria a lavoro. Devo farti vedere una cosa aspettami.
(Micael)
Va bene. Ti Aspetto. (Risposi solo così)
Non avevo la forza di dire altro.
Arrivò da me dopo un quarto d'ora con la macchina. Mi mandò un messaggio per dirmi di scendere , e scesi.
(Angel)
Vieni , ti devo fare vedere una cosa , ma prima mettiti questa.
(Micael)
Una benda? Sei impazzito?
(Angel)
Poi capirai. Mettitela. Non sono grullo. Dai fiducia.
(Micael)
Non sei Grullo ma rasenti. Cosa è un gioco?
(Angel)
No. Ti voglio portare in un posto. Bendato avrai la possibilità di ascoltarmi meglio su quanto ti dirò.
Mi misi la benda , e quel suo modo assurdo di interpretare la vita, già mi faceva stare meglio.
Facemmo un tragitto da Firenze ad una destinazione sconosciuta.
Mi raccontò che a pochi minuti dal centro, circa quindici, c'è un paese. Il paese dei suoi nonni.
Il paese dove lui era vissuto. Dove aveva concepito l'infanzia.
Ero tentato di dire lui “Guarda non sono dell'umore” Poi mi lasciai cullare dalle sue parole. Dalla descrizione del luogo e dal tragitto , con il vento che mi accarezzava il volto. Era Quasi Estate.
(Angel)
Tra poco ci siamo. Hai fame?
(Micael)
Da morire. Te?
(Angel)
Molta. Ecco togliti la benda. Siamo arrivati.
(Micael)
Una osteria?
(Angel)
Non è “Una osteria” E' l'osteria.
(Micael)
Sembra molto bella. Ci venivi da ragazzo?
(Angel)
Si. Con mio nonno. Prima che se ne andasse , fin da piccolo. Poi da solo. Tutte le volte che mi sentivo triste e spaesato. Venivo qua. Dai entriamo.
(Miacel)
Ma è Venerdì. Sarà piena.
(Angel)
Ah. Caro Micael. Ci sono cose che devi ancora imparare. Chi gestisce questa osteria mi troverà sempre un tavolo . Sempre.
(Micael)
Non sei il Papa. O l'imperatore della Cina. Mi pare.
(Angel)
No ma un suo parente si. Alla lontana da parte dei miei nonni. Lo sono. Eccolo la si chiama Luca.
Mi conosce da quando avevo un mese. Era al mio battesimo e mi reggeva lui in braccio. Pensa te.
(Micael)
Ma non me lo hai mai detto.
(Angel)
Ci sono tante cose che non si dicono Micael.
(Jacopo fece un gesto al titolare dell'osteria che eravamo arrivati)
(Lui sorrise , era molto indaffarato, ci indicò un piccolo tavolino in un angolo più lontano )
(Ma Jacopo conosceva già quel tavolo ; dato che , mentre osservavo l'osteria in tutta la sua semplice bellezza, aveva già messo il giubbotto sulla sedia.)
(Angel)
Qua. È il mio posto privato da sempre. Fin da piccolo. Non è prenotatile da nessuno. E' mio.
(Micael)
Forte! Bellissima questa cosa.
(Angel)
Dai siediti. So che ami la cucina Fiorentina. Poi i prezzi sono stracciati qua. In più sono suo parente.
(Micael)
In pratica non si pagherà una sega?
(Angel)
In Pratica si. Guarda là .
(Micael)
Dove?
(Angel)
La oltre quella finestra. Li vedi i campi?
(Micael)
Si.
(Angel)
Li è sepolto mio nonno e mia nonna.
(Micael)
Un'osteria accanto ad un cimitero dunque.
(Angel)
Già.
(Micael)
Proprio come dei poeti maledetti.
(Angel)
Ora ascoltami bene.
(Micael)
Dimmi Angel. Che c'è? Che accade?
(Jacopo)
Chiamami Jacopo adesso. Dobbiamo parlare di certe cose importanti che sto per chiederti.
(Micael)
Va bene. Come vuoi , ma mi fai preoccupare.
(Nel frattempo arrivò Luca quel suo parente e titolare dell'osteria)
(Lo guardò teneramente e gli fece una carezza sulla testa)
(Io mi alzai e gli strinsi la mano)
(Jacopo)
Luca, lo vedi Questo è Micael. Il mio migliore amico.
(Mi imbarazzai ma rimasi in silenzio)
(Jacopo)
Il tavolo che noi stiamo.
(Luca lo interruppe dicendogli che era suo, di Jacopo. Da sempre. Perché era stato di suo nonno.)
(Jacopo)
Luca, ascolta. Questo tavolo. Questa posizione. Io la regalo A Micael. Da ora in poi è anche sua.
Mi alzai di scatto.
(Micael)
Ma che dici? Non posso.
(Jacopo)
Ho i miei motivi. Fidati. Va bene Luca? E' una promessa.
(Luca gli strinse la mano, me la strinse di nuovo e si scusò , perché doveva riprendere il lavoro.)
Io guardai Jacopo
(Micael)
Il senso?
(Jacopo)
Ora ti spiego. E' un mio regalo. Lo capisci?
(Micael)
Nessuno mai mi aveva regalato un tavolo. Non so che dirti. Perché?
(Jacopo)
Eh. Perché è doloroso spiegarlo.
(Micael)
E' successo qualcosa tra te e Siria? Ad Alice?
(Jacopo)
No. stanno bene. Torniamo indietro al nostro passato Micael.
(Micael)
Va bene. Dimmi.
(Jacopo)
Te la ricordi la seduta che abbiamo fatto noi quattro insieme?
(Micael)
Come potrei dimenticarla.
(Jacopo)
Dopo quella sera, qualcosa in me è cambiato.
(Micael)
In che senso?
(Jacopo)
Non so spiegartelo. Certe cose non voglio neanche spiegarmele. Mi sento diverso. Il mio corpo lo sento diverso. Come se fosse malato.
(Micael)
Ma che cazzo dici?
(Angel)
Sento che c'è in me qualcosa di diverso. Lo sento.
(Micael)
Da cosa? Che senti?
(Jacopo)
Sensazioni. Per ora. Ma lo sento.
(Micael)
Fatti dei controlli no?
(Jacopo)
Li ho fatti.
(Micael)
Te che fai i controlli? Mi aspettavo mi dicessi “ No io non credo nei dottori”
(Jacopo)
Li ho fatti. Ma Siria non lo sa. Non voglio farla preoccupare.
(Micael)
Ed allora?
(Jacopo)
Niente. Non ho niente.
(Micael)
Ma vai a cacare. Mi hai fatto prendere un colpo.
(Jacopo)
Promettimi una cosa Micael.
(Micael)
Dimmi.
(Jacopo)
Se mi dovesse succedere qualcosa, ti occuperai te del funerale?
(Micael)
Ma io non ci penso neanche. Ma che stai a raccontarmi. Perché dovrebbe succederti qualcosa?
Sono andati male quegli esami?
(Jacopo)
Ti ho detto di no. Ma nel caso in futuro mi accadesse, ti occuperai di ciò che ti ho chiesto?
(Micael)
Mi fai girare le palle pure te. Ok dai. Me ne occuperò. Abbiamo finito con ste cose?
(Jacopo)
Vorrei essere sepolto qua. Insieme ai miei nonni.
(Io mi alzai, scossi le braccia)
(Un cameriere ci portò del vino) (Ne bevvi un bicchiere subito)
(Micael)
Mi hai portato qua per farmi stare così? Non lo capisci che anche io sto male?
(Jacopo)
Si lo so che ti manca tanto. Ma a lei manchi? Chiedetelo.
(Micael)
Grazie del sostegno.
(Jacopo)
Un ultima cosa.
(Micael)
Non pensavo che un tavolino mi costasse tanti favori.
(Jacopo rise)
Mi devi promettere che ti prenderai cura di loro.
(Micael)
No.
(Jacopo)
Promettimi che non le abbandonerai.
(Micael)
Smettila. Non ti riconosco.
(Jacopo)
Se mi dovesse accadere di non esserci più, ti ho chiesto due cose. Due.
(Micael)
Cazzo. Passi per la fossa. Te la scavo pure. Ma la seconda. Ma loro lo sanno?
(Jacopo)
No.
(Micael)
Che devo fare con te. Ti uccido io così acceleriamo? Sei di fuori proprio.
(Jacopo)
Promettimelo.
(Micael)
No.
(Jacopo)
Non ti chiedo di trombarmela. Ma di proteggerla.
(E li bevvi il secondo)
(Micael)
Ti conosco da così tanti anni. Non pensavo arrivassi a tanto.
(Jacopo)
Ti sto confessando cose importanti. Ti sto dicendo e sto condividendo un posto con te. Solo per noi due. Nessun altro deve sedersi qua. A parte noi due.
(Micael)
Questo posso promettetelo.
(Jacopo)
Ok. Mi pare abbastanza per oggi.
(Micael)
Ma va?
(Jacopo)
Ti ho detto tutto. Le mie paure. Quello che sento. Te come va? Valentina? Confessioni particolari?
(Micael)
Valentina non c'è. Non la sento da mesi. E' distante.
Avrei voluto dire lui “Confessioni particolari “ Si” Studiavo Magia nera per cercarla” Ma ho omesso quel non poco insignificante particolare.
(Jacopo)
Un'altra vita?
(Micael)
Perché?
(Jacopo)
Io ho avuto la forza di cambiare. Te eri presente. Perché te non ci riesci? La ami così tanto?
(Micael)
Non ne ho voglia di parlarne adesso.
(Jacopo)
Te scrivi tante poesie. Tutte per lei. Lei non c'è più. Non esiste più. Lo capisci?
(Micael)
Tu ami Siria vero?
(Jacopo)
Che domanda del cazzo. Si. Amo lei ed Alice. E perché credi abbia chiesto di proteggerle? Mica voglio scappare.
(Micael)
Allora non dirmi cosa sento per Valentina.
(Jacopo)
Hai ragione. Scusami. Solo che , ti vedo così infelice. Guarda io non voglio che tu la dimentichi se esiste una minima possibilità . Ti vorrei vedere felice. Come lo sono io con la mia famiglia.
(Micael)
So che vuoi il mio bene.
(Jacopo)
Ti porto a puttane?
(Micael)
Ma sei scemo? Ora sei fedele.
(Jacopo)
Si. Io lo sono. Te in pratica sei libero. Ti aspetterei in macchina.
(Micael)
Ma piantala scemo. Non ci vado a puttane. Dai mangiamo.
(Jacopo)
Promettimelo
(Micael)
No.
-
Purtroppo i mali dentro Jacopo si manifestarono anni dopo. E successe ciò che ho già raccontato.
Promisi in letto di morte , quello che mi aveva chiesto. Non potevo non farlo. Volevo farlo.
Ieri. 16/02/2019 ore 23:30 ho preso la macchina e per la prima volta senza di lui, sono andato in quell'osteria.
Non avevo ancora mangiato . Ero a fare baby-sitteraggio. Ma qualcosa ieri , ma già dal giorno prima, mi chiedeva di andare laggiù.
Era tardi, la cucina chiudeva alle 23:00. Sono entrato un po titubante. Stavano sparecchiando. Non c'era quasi più nessuno.
Luca mi guardò appena entrai e mi riconobbe subito. Mi abbracciò.
Si proprio ieri.
Mi scusai con lui che non ero potuto andare prima.
Poi mi chiese se avevo fame.
Gli rispondo di si ma avevo intuito che la cucina era quasi chiusa.
Lui mi disse di non preoccuparmi. Un piatto di pasta ed un po di carne per me ci sarebbero stati sempre. Mi indicò il tavolo . Quello di sempre.
Io mi voltai e lo vidi.
Era seduto li. Era accanto a me.
Gli andai incontro. Avevo le lacrime agli occhi.
Mi sedetti e lo guardai.
Mi chiese come stavo.
Io gli dissi.
Male ANGEL molto male ma cercherò di sopravvivere. Sono un disastro.
Lui mi prese una mano. Come per stringerla a me.
Come per dirmi, non sei solo Micael. Non sei Solo.
Poi l'effetto svanì.
Arrivò un cameriere con un piatto di penne alla carrettiera.
Angel svanì. Era solo un ricordo. Un desiderio forte di vederlo li accanto a me.
Ho così tormento, davvero.
Troppo.
E le volte così non le contengo.
Ieri sera, per la prima volta , sono tornato nel luogo mio e di Angel. Mi sono addormentato sul tavolo.
Luca mi ha svegliato alle 5 della mattina. Delicatamente mi ha detto se volevo un caffè.
Ho risposto di si.
Poi come ogni domenica, sono andato al cimitero li vicino dove è sepolto.
Ho guardato in alto e mi sono detto:
Perché?
Fine
M.J
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