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19
Casa di Simon
Ore 23:30
Jessica tornò dal suo ragazzo sfinita. Un suo paziente disse, aveva momentaneamente perso la testa ed era richiesta la sua presenza in quanto esperta in casi psichiatrici e clinici di alto livello.
Simon annuì stanco e poco interessato. Era stata una giornata faticosa e difficile. Poi la cena finale con i suoi che sappiamo come è andata a finire.
Si nascose tra i sogni più cupi con Jessica accanto ancora sveglia.
“Ma quanto è bello!” Disse osservandolo. Poi continuò tra se e se. “Se non avessi lui come farei? La mia vita sarebbe inutile, finita. Non sarei più nessuno da quanto mi compensa.” E gli gettò uno sguardo così' amorevole.
“In fondo che mi frega dei fascicoli e se lavora in gran segreto per l'FBI per la CIA o chissà per quale associazione. Io lo amo!” Sospirò.
“Lo amo così tanto che mi ucciderei per lui!” “Anzi ucciderei per lui! Per la sua carriera! Per fargli fare il grande salto. Io lo farei.” Concluse.
Gli vibrò il cellulare.
“Ancora? No dai!” Disse lamentandosi. E quasi sottovoce rispose alla chiamata.
“Pronto chi è a quest'ora” Disse sottovoce.
E quella voce le si insinuò di nuovo.
“Jessica le disse! Stai attenta a ciò che ti dirò adesso!”
Jessica si alzò leggermente dal letto preoccupandosi che Simon non si svegliasse.
“Ma che vuoi? Il fascicolo? L'ho a casa ora non sono li” Gli disse.
“So che non sei li. So con chi sei ti vedo!” Rispose.
Jessica si guardò intorno preoccupata.
“Ascoltami in silenzio e vedrai andrà tutto bene.” Pronunciò.
“Guarda nella tasca dei pantaloni del tuo ragazzo. C'è qualcosa che ti riguarda!” Disse in modo ironico.
“Ma sei pazzo? Che dici?” Ripose lei.
“Guarda! Fidati! Io ti sono amico. La bomba l'ho fatta scoppiare o no? Anche se non ho avuto quel fascicolo.”Disse.
“Sei del Fbi vero?” Chiese spaventata lei.
“Cara Jessica, ci sono organizzazioni più potenti di quelle che tu nomini! Potenti e mai nominate. Io ne sono il capo!” concluse.
“Addirittura? “ Chiese allibita.
“Vai ora! Guarda nella tasca posteriore del tuo investigatore. Ho saputo da fonti sicure che ha deciso per te una cosa.!” disse.
Jessica si alterò. Simon si scosse un attimo, poi riprese a dormire.
Allora la ragazza sofficemente si alzò dal letto e andò verso il divano dove erano riposti i pantaloni di Simon, lasciando il cellulare accanto al cuscino in attesa.
C'era un foglio nella tasca posteriore. Lo aprì e lo lesse.
“Lettera di licenziamento Per Jessica”
“Cosa? Mi sta licenziando come segretaria dal commissariato? Ma che ho fatto? E' scemo? Come osa? Sono pure brava.!”
Tornò al telefono.
“Mi ha licenziata!” disse alla voce dall'altro capo del telefono.
“Lascia stare il licenziamento.” Rispose. “Volta la lettera.” Disse quasi preoccupato.
Jessica girò la lettera che Simon gli avrebbe dato domani e lesse delle scritte fatte con la sua calligrafia. La riconosceva.
“Domani dopo licenziamento , eliminare il soggetto. Grazie. !”
“Cosa? Cosa? Cosa? !” Pensò disperata. “Simon vuole uccidermi? E perché?” finì.
Riprese il telefono e la voce le disse.
“Sei pericolosa e credono tu sia una spia Russa. Vogliono ucciderti. Ordini dall'alto. Molto in alto” Spiegò.
“E te come lo sai?” Chiese.
“Se non lo so io rispose.! Stai attenta e fai ciò che devi fare” e riattaccò.
Jessica cominciò ad ansimare. Simon l'aveva tradita.
Si voltò e si frugò in tasca dei suoi pantaloni. Prese il coltello che aveva rubato la sera stessa alla cena con i parenti del ragazzo e senza nessun dubbio iniziò ad accoltellarlo.
“Io credevo in te! “Urlò.
“Brutto bastardo! Io ho ucciso per te!” Urlò ancora più forte. Ma ormai le continue coltellate avevano coperto quel lieve filo di vita che si era acceso dopo la prima pugnalata .
Lo sguardo impaurito di Simon rimase fisso verso la parete.
Jessica lo accoltellò ancora un centinaio di volte riducendo il letto ad un bagno di sangue completo.
Poi senza indugiare si rivestì ed usci da quella casa sbattendo la porta violentemente.
Dopo mezzora suonò ad un campanello.
Un signore anziano con dietro una signora spaventati le aprirono.
“Jessica amore che è successo? Simon sta male? Avete litigato?” Le chiesero i genitori del ragazzo.
“Perché sei piena di sangue con un coltello in mano e sorridi?
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