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- micaeljackobs
- 26 lug 2019
- Tempo di lettura: 2 min

Il guardiano dei gatti
Parte 5
Prologo
Mi sento di amare
come
un labirinto;
dove la fede in me stesso
è la siepe
che mi delinea ;
e l'uscita
solo una scelta sbagliata.
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La vita andava avanti;
come un vecchio treno di linea sbuffava la solita routine.
Tornavo a casa la sera; non dopo aver fatto la spesa per due.
Certe persone fin troppo curiose; che seppero a suo tempo della mia disgrazia;
confabulavano quanto presto mi fossi ripreso.
Quanta compagnia ogni sera ero prodigo frequentare;
solo osservavano l'entità del cibo comprato
loro giudicavano.
Non sapevano che nel frattempo la famigliola si era allargata.
Due giorni prima o giù di lì; suonò verso le otto di sera il campanello.
“Di sua spontanea volontà” pensai.
Quasi sorpreso stavo per alzarmi dalla poltrona che Geremia mi precedette.
Non sapete ancora; ma quel gatto adesso ,a me così caro; aveva in poche settimane imparato ad aprire pure la porta d'ingresso.
Credo per lui fosse più facile aprire la porta d'entrata che quella del frigorifero.
Non faceva altro che elevarsi di un tanto fino alla maniglia; aggrapparsi ad essa e tirarla giù.
Io lo guardavo divertito ed ogni tanto gli dicevo:
“Voglio vedere come ci riesci se gli do due mandate a chiave a quella porta.”
Era un giovedì sera; il campanello vibrò e Geremia, come sapesse a chi aprire, mi precedette.
“Fermo ci penso io! Non fare l'esibizionista” Gli dissi.
Ma fu troppo tardi. La porta si spalancò e mi apparve agli occhi un gatto bianco come la neve.
Due occhi grigi inaugurarono l'entrata.
Rimase li fermo.
Come aspettasse un mio comando.
Io guardai Geremia che miagolò qualcosa.
Poi gli dissi:
“Abbiamo ospiti per caso?”
Geremia corse verso la poltrona; mi leccò la mano; poi si strusciò alla gamba.
“Che c'è? Che mi vuoi dire?” Domandai.
Mi osservò dritto negli occhi; poi volse il muso verso l'entrata; dove l'altro gattino un po più minuto attendeva immobile.
“No..no..e poi no...” Gli dissi.
“Un Gatto in questa casa basta ed avanza” Conclusi.
Credo di non essere mai stato bravo nelle decisioni di gestione familiare; tant'è che dopo due secondi; non solo feci accomodare il gatto;
ma osai di più;
preparai due tazze di latte e cioccolato per tutti e due.
Geremia si pose sulla stessa sedia di sempre; l'altro gatto quella di fronte a lui; che fino a poco tempo fa sarebbe stata mia.
Allungarono le zampette sul tavolo e come di solito i gatti fanno; iniziarono a bere dentro le tazze.
Io rimasi immobile ad osservarli.
La prima cosa che pensai fu:
“Domani compro un altra sedia e una nuova tazza per me” O forse due scodelle per loro; che era meglio.
Presi in disparte Geremia e gli chiesi:
“Insomma da quello che ho capito anche lui vivrà qua giusto?”
Geremia alzò la zampina;
Non compresi inizialmente cosa volesse fare oppure mostrarmi.
Poi mi graffiò leggermente la mano.
“Aia! Che ti prende? “Gli dissi.
Gli mostrai il palmo aperto per fare vedere lui il leggero graffio che mi aveva provocato.
E Geremia con la sua zampa mi accarezzò due volte il palmo.
Poi con il muso piegò verso il palmo stesso prima il mignolo della mia mano; poi in sequenza le altre dita.
“Cosa è questo? Il linguaggio dei gatti?” Chiesi.
Il gatto bianco nello stesso istante; anche spaventandomi non poco;
mi balzò su una spalla e cominciò a fare le fusa strusciando il suo pelo sul mio orecchio.
“Così non vale però” Dissi loro..
“Così non vale”
V.
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