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  • Immagine del redattore: micaeljackobs
    micaeljackobs
  • 27 lug 2019
  • Tempo di lettura: 4 min

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Il guardiano dei gatti


Prologo


La follia è la mia seconda ragione di vita


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Passammo un'ora in macchina a girovagare dentro la città.

Chiesi ai gatti dove avrebbero desiderato cenare; dato che avevo capito,

doveva essere una loro scelta, non la mia.

“Qualcuno di voi miagoli quando avvistate il ristorante idoneo” Chiarificai.

Ma nessuno miagolò.

Nessuno.

Cominciai ad innervosirmi; li vedevo immobili ed in silenzio osservare attraverso le vetrate della mia vettura.

“Non dite niente?” Non vi va bene nessuno di questi?” Dicevo loro.

“E poi ricordatevi che non sarà facile entrare” Sottolineai

“Cosa gli invento al ristoratore quando mi vedrà arrivare con dieci gatti?

Probabile che nessuno ci farà entrare” Dissi ancora.

E loro stavano in silenzio.

Sterzai verso una strada che non facevo da molti anni; un po abbattuto.

Presi una tangenziale per un paese fuori città.

Lo feci così ,incondizionatamente.

Ad un certo punto udii un miagolio.

“Cosa?” Dissi.

“Che avete visto? Un ristorante?” Continuai.

Il miagolio continuò.

Pareva un frastuono.

Tutti i gatti cominciarono a parlare.

Sommariamente nel loro gergo gattesco s'intende.

“Ok! Ok avete visto qualcosa! Ma dove? Che mi deve essere sfuggito” Chiesi.

Geremia voltò la testa verso il dietro.

“Devo fare retromarcia dunque” Chiesi.

Lentamente tornai indietro.

Lentamente.

E lo vidi.

“Non è possibile!” Rimasi esterrefatto.

“Non può essere” Esclamai ancora.

“Ma questo è il posto dove siamo stati a mangiare la prima volta; il nostro primo incontro.” Alzai lo sguardo verso l'insegna.

I gatti rimasero in silenzio.

“Avevo dimenticato fosse qui” Mi dissi.

“Ragazzi guardate non è il caso! Questo è un ristorante di lusso; mi svenai quella sera perché volevo fare colpo su di lei” Pensai parlando.

“Ma lei; la mia amata appena dentro mi disse:

“A me bastava anche una tipica osteria; lo sai benissimo che non è il luogo che fa nascere un amore;

solo le persone che lo intensificano nel profondo”

Quelle parole mi tornarono in mente e iniziai a piangere.

Dovetti fermare la macchina.

Geremia mi salì sulle gambe e fece le fusa.

Ed io piansi ancora.

Allora anche gli altri gatti cominciarono a strofinarsi a me.

Prima qualcuno; poi tutti insieme.

Sentivo il loro amore addosso; e non avrei mai voluto staccarmene più.

Era una emozione bellissima ;dieci gatti mi fecero le fusa.

Mi asciugai le lacrime del passato; scesi dalla macchina.

Loro fecero lo stesso.

Ma io li fermai chiedendo loro di aspettarmi fuori.

“Che gli inventiamo adesso a questi?” Chiesi.

Entrai fiducioso nel ristorante.

Me lo ricordavo luccicante un attimo prima di varcare quella soglia.

Ma quando entrai era completamente diverso.

“Una osteria?”

Un signore gentile mi venne incontro chiedendomi quanti eravamo.

Io all'inizio rimasi sorpreso e chiesi che ne era stato del bellissimo ristorante di una volta.

Lui mi raccontò che la gestione era cambiata solo da quattro mesi.

Il ristorante era stato acquisito ed adesso quel luogo era a conduzione familiare.

Guardai i tavoli;

le sedie,

i soffitti.

Proprio come piacevano a lei.

Credetti fosse un sogno; ma non lo era.

Osservai fisso negli occhi il titolare dell'osteria e gli spiegai che facevo parte di un circo speciale.

Ero un addestratore di gatti; ed oggi dopo il nostro primo spettacolo ed il grande successo di pubblico ;avevo deciso di portarli fuori a festeggiare.

Gli raccontai anche che una volta; la mia prima volta, quando ancora c'era la vecchia gestione ,venni qui con la mia ragazza che adesso era nel sogno dei cieli.

L'uomo mi sorrise.

Abbassò un attimo la testa.

Poi mi strinse la mano dicendomi che erano onorati della mia visita e che avrebbero accolto me ed i miei gatti molto volentieri in quell'enorme tavolo nel centro della sala.

Sottolineò che quel giorno stranamente non era venuto quasi nessuno a mangiare; e che potevamo stare tranquilli.

C'erano solo due famiglie e una coppia di ragazzi.

Rimasi sbalordito e felice in egual maniera.

Tornai fuori verso la macchina; pronto ad annunciare la bella notizia ai gatti.

Erano scomparsi.

“Ma dove diavolo?” Imprecai.

Tornai dentro e li vidi la che tentavano di sedersi su quelle sedie.

Una donna carina; forse la moglie del titolare, metteva un cuscino o più di uno per ogni sedia.

“Così staranno più comodi” Mi disse.

Io guardai quei birboni felini con un'occhiataccia.

“Certo che l'educazione voi” Sorrisi.

Mi voltai verso quella signora e le chiesi una porzione di tre cuscini per Tormentor; sennò il tavolo neanche lo vedeva.

Poi mi accomodai anche io a capotavola.

Dall'altra parte si era seduto Belzebù.

“Manie di grandezza eh?” Gli dissi.

Parve sorridere.

Geremia si sedette al mio fianco.

Dall'altro lato Tormentor; e via via gli altri gatti.

Intanto nella sala la gente si era accorta di noi.

Un bambino si era avvicinato ed aveva accarezzato Schizzo.

“No!” Dissi.

Troppo tardi. Il gatto fece un balzo che spaventò l'altra famigliola nella sala.

“Non è cattivo! Scusate! E' solo isterico” Pronunciai.

Poi Geremia miagolò qualcosa.

I gatti come per incanto si dettero un contegno.

Rimasero quasi immobili seduti sulle loro sedie.

Qualcuno fece una foto.

(Era il cameriere)

“Questa proprio non volevo perdermela” Mi disse.

“Sono ammaestrati” Sorrisi.

“Si! Si..” Rispose

“Ce l'hanno detto” Proseguì.

“Che desiderate per cena signori?” Finì.


Io guardai i gatti.

Loro non dissero niente.

Ovvio non mi aspettavo ordinassero; ne scrivessero su un foglietto qualcosa.

Parlai io.

“Sogliola per tutti! Grazie!”

“Perfetto! Buona scelta ! Qui la sogliola non manca mai” Disse il cameriere e si rivolse verso la cucina andandosene.

Passò qualche secondo.

I gatti osservavano il locale con interesse.

Io dal mio punto di vista li guardai e chiesi loro:

“Siete contenti adesso?”

Ma loro non risposero e fecero la cosa più assurda nella loro follia potessi immaginarmi.

Prima Geremia; sempre lui ovvio;

mise le sue zampette vicine l'una sull'altra.

Poi tutti gli altri gatti.

Chi perfettamente, chi meno.

(Vedi Tormentor)

“Ma che fate ora?”

Lo intuii da dentro cosa stavano facendo.

E mi emozionai.

Mi emozionai come forse mai ero riuscito a emozionarmi in questi ultimi anni.

I gatti chiusero gli occhi l'uno dopo l'altro.

“O Dio mio!” Sospirai.

Chiusi gli occhi anche io e cominciai a pregare.

I ricordi giunsero.

Quella prima sera.

Una serata unica; il suo sorriso, il mio.

La prima volta che ci siamo sfiorati le mani.

Il bacio.

E poi l'amore.

Pregammo in silenzio ricordando chi avevo tanto amato.

Furono infiniti attimi.

Poi qualcosa ci interruppe.

Un cameriere giunse a noi e vedendoci così esclamò stupito.

“Certo che li ha addestrati proprio bene questi gatti”


V.

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