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Analysis 9.11

Immagine del redattore: micaeljackobsmicaeljackobs

Analysis 9.11


Parte 2

La Casa dalle finestre nel buio.


(Patrick)

Eccomi qua. Tardo pomeriggio. Davanti a casa di Susan. Strana sensazione queste mura. Poi queste finestre tutte nere. Gliene devo parlare. Devo riuscirci. Non credo rovinerò niente.

(Susan)

Ma che fai alla porta? Non bussi? Non suoni? Sei imbambolato?

(Patrick)

Scusami . Mi ero soffermato su..

(Susan)

Su?

(Patrick)

Niente. Accidenti che odorino.

(Susan)

Hai fame?

(Patrick)

Me l'hai fatta venire di più. Comunque si. La nonna?

(Susan)

Ah lei. Sta in camera. Non vuole scendere. Dice che disturba.

(Patrick)

Ummm...Ma no. Non disturba . Diglielo pure.

(Susan)

NONNA! Scendi! Dai. Non disturbi.

-No ragazzi . Le scale. State da soli. Non vi preoccupate per me.

(Susan)

Come vuoi nonna. Ma se cambi idea, siamo qua.

Te lo avevo detto visto?

(Patrick)

Già. Che carina a lasciarci soli.

(Susan)

Molto carina. L'ho pagata.

(Patrick)

Come scusa?

(Susan)

Scherzavo. Dai ti mostro la casa o vuoi mangiare subito? Perché osservi le finestre?

(Patrick)

No niente. Adoro le vecchie case un po gotiche un po non so di che stile siano.

(Susan)

Si è bellissima davvero e finché non tornano i miei , io e mia nonna da sole in una casa così grande non ci troviamo.

Vieni.

(Patrick)

Dove?

(Susan)

Dammi la mano o ti perdi.

(Patrick)

La mano? Perdermi? Dai.

(Susan prende la mano di Patrick)

(Susan)

Guarda questa stanza. E' la mia preferita. In pratica ci vivo.

(Patrick)

Ma è favolosa. Una libreria immensa.

(Susan)

Si. Visto quanti libri ho?

(Patrick)

Ma sono tutti tuoi? Come hai fatto a portarli qua? Se hai traslocato da poco.

(Susan)

Ci sono i mezzi. Tanti mezzi. Un po ne ho comprati in questo mese. Io divoro libri.

(Patrick)

La che c'è?

(Susan)

La?

(Patrick)

Si. La.

(Patrick indica una poltrona con dietro una porta)

(Susan)

Certo che hai forte spirito di osservazione. Li mi siedo io a leggere. Con la sala di fronte a me.

(Susan)

E con dietro una porta. Non hai paura?

(Susan)

Di cosa? Che qualcuno l'apra mentre sto leggendo?

(Patrick)

Ci ho pensato si. Cosa c'è oltre la porta?

(Susan)

Da brivido. Ci sono le cantine. Ci vado ogni tanto. Ti ci perderesti. Vuoi vederle?

(Patrick)

Semmai dopo mangiato. Sono grandi?

(Susan)

Non puoi farti una idea se vedi la casa. Sono tre volte tanto.

(Patrick)

In che senso?

(Susan)

Lo so. Pare stupido. Non vorrei sembrarti scema.

(Patrick)

No. Dimmi pure.

(Susan)

Sai quando vedi un luogo anche da fuori ma poi dentro ha dimensioni molto diverse dalla struttura di base?

(Patrick)

Si ma è fantascienza.

(Susan)

Vedi? Non mi prendi sul serio.

(Patrick)

No. Intendevo che i lati di qualsiasi forma geometrica dall'esterno devono necessariamente rispecchiare l'interno. Poi ovvio ci sono le illusioni ottiche.

(Susan)

Ti dico che a me sembra tanto più grande di come appare.

(Patrick)

In realtà un po pare anche a me. E' una sensazione che ..

(Susan)

Lo dici per compiacermi?

(Patrick)

No. assolutamente. Sono obbiettivo.

(Susan)

A proposito di obbiettività. Sono ancora le 19:00. Presto per mangiare. Ti mostro le camere?

(Patrick)

Incocciamo nella nonna però.

(Susan)

Ma no. Ha chiuso la porta. Vieni. Saliamo.

(Patrick)

Ok. Hai una tua camera , immagino.

(Susan)

In realtà ne ho tre.

(Patrick)

Tre?

(Susan)

Si. Ti spiego poi mi dici se sono davvero da psicanalizzare.

(Patrick)

Vai.

(Susan)

Una per la mattina. Ci passo le mattine dalle 09:00 alle 12:00quando non siamo a scuola.

Una per il pomeriggio dalle 15:00 alle 19:00e quella là è per la sera.

Tutte e tre hanno oggetti idonei al loro orario.

(Patrick)

Si sei da psicanalisi. Mai sentita una ragazza che ha tre camere a tempo.

(Susan)

Vedi? Te lo dicevo. Dai vieni.

(Patrick)

In quale?

(Susan)

Sono le 19:01si va in quella notturna.

(Patrick)

Mi pare giusto.

(Susan)

Te la senti?

(Patrick)

Di?

(Susan)

Di fare quello che mi hai promesso. Ne ho proprio bisogno. E poi dicono che sei bravo. Che avrai un futuro.

(Patrick)

Ah! La psicoanalisi. Ma certo. Se vuoi.

(Susan)

Dai entra . Mettiti seduto. Dimmi te cosa fare. Come sviluppi una seduta?

(Patrick)

Ma non sono mica esperto. Non professo. Ho quindici anni.

(Susan)

Si ma saprai le metodologia no? Mi metto nel letto intanto. Mi devo spogliare?

(Patrick)

Spogliare? Non credo serva .

(Susan)

Era un idea. Ok chiudo gli occhi? Mi fai domande? Scusa mi tolgo la maglietta che mi fa caldo.

(Patrick)

Ok.

(Susan)

Allora dimmi tutto! Psicanalizzami! Sono curiosa.

(Patrick)

Mi hai sinceramente preso un po alla sprovvista. Fammi riflettere. Dunque domande. Ok.

(Patrick mette una mano sulla fronte di Susan) poi avvicina le dita alle tempie .

Chiudi gli occhi e raccontami dei tuoi.

(Susan)

Ah cosi?

(Patrick)

Si. Con qualcuno bisogna iniziare.

(Susan)

Ok. Ci provo. Tu cosa fai con la mano?

(Patrick)

Sento la tensione delle tempie. Così so se dici la verità.

(Susan)

Geniale! Dove lo hai imparato?

(Patrick)

Sinceramente non lo so. Credo ora.

(Susan)

Mi prendi per il culo?

(Patrick)

Non è mia abitudine. Dai. I tuoi. Dove sono ora che fanno? Descrivili.

(Susan)

Mia madre è splendida. Ha i capelli rossi lunghi e ricci. Un viso molto pulito e degli occhi colore marrone opaco.

(Patrick)

Continua.

(Susan)

Mio padre è un brav'uomo. Un lavoratore. Ama la letteratura come me. E' più vecchio di mia madre di cinque anni .

(Patrick)

Ummmm..

(Susan)

Che c'è? Non sto mentendo.

(Patrick)

Lo so. Ma non sei rilassata. Sento che stai divagando. Credo che tu voglia dirmi altro ma temi di allontanarmi.

(Susan)

Ma no.

(Patrick)

Le tempie parlano.

(Susan)

Dici?

(Patrick)

Si.

(Susan)

In effetti ci hai preso.

(Patrick)

Dai sciogliti. Dimmi tutto ciò che avresti voluto dirmi dal primo giorno.

(Susan)

Cioè da ieri?

(Patrick)

Si. Da ieri. Apriti completamente. Io resterò qua ad ascoltarti senza battere ciglio. Qualunque cosa vorrai dirmi.

(Susan)

Qualunque, qualunque?

(Patrick)

Qualunque. Non ti giudicherò.

(Susan)

Cavolo sei proprio bravo. Si vede che hai talento.

(Patrick)

Speriamo.

(Susan)

Posso togliermi i pantaloni?

(Patrick)

Non è inerenti al dialogo ma se ti senti più a tuo agio, si.

(Susan)

Ok. Un attimo. Ecco. Ora parto e ti dico tutto.

(Patrick)

Sono qua. Mani nelle tempie. Ti ascolto.

(Susan)

Allora mi apro?

(Patrick)

Come mai hai fatto.

(Susan)

Ok. Senti Patrick , dunque, come dire.

(Patrick)

Coraggio

(Susan)

Non è vero che i miei genitori sono in città. Sono morti. Sono morti qui. Sia loro, sia i miei Zii e due nipoti. In tutto sei persone. Li ho uccisi io. Tutti.

Non è vero che stiamo qua da pochi mesi. Sto qua da quando sono nata. Quindici anni.

In più so che mi volevi domandare delle finestre nere. Non sono vere le voci che dicono che un assassino le ha dipinte di nero dopo ogni omicidio.

Lo saprei. Dato che li ho uccisi tutti io, a parte mia nonna. Non è vernice. Sono le loro anime.

Le loro anime in questa casa imprigionate, sono diventate nere. Una per ogni finestra hanno scelto di osservare il mondo fuori e mostrare il loro lamento silenzioso e tremendo dolore.

La casa non li lascia andare via.

E ' la casa che mi fa uccidere. Non so perché. Ma è così.

Questo è quanto. Che ne pensi Patrick?

(Susan si alza un attimo dal letto e gli dà un bacio sulla bocca- poi si distende di nuovo )

(Patrick)

Interessante . Molto interessante.

A sto punto pensavo peggio; tipo che ti volevi togliere le mutandine . E per professionalità non mi pareva il caso .

Ceniamo ?


M.J

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