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Capitolo 10

Immagine del redattore: micaeljackobsmicaeljackobs



10


Premessa


Mi pento di certe cose fatte

Non le rifarei

Ma le ho fatte per voi


Tornammo a Firenze dopo la nostra escursione ad Edimburgo. Per fortuna nessuno ci attendeva ne alla stazione ne all'uscita dall'albergo.


Quello che successe dopo, nei due anni a venire E' qui descritto.


Andai a convivere con Valentina. Un amico di un amico di non so quale amico di Angel, ci affittò una casa ad un prezzo bassissimo. Io lavoravo da mio padre che a quei tempi aveva un negozio di antiquariato.

Valentina lavorava sempre nello stesso negozio di intimo ed era diventata una delle responsabili.

Arredammo la nostra casa con oggetti presi sia dal negozio di mio padre che comprati con il sudore dei nostri lavori.

Per i miei fu una specie di trauma accettare il fatto che io andassi a vivere di punto in bianco con una ragazza che neanche conoscevano. Questo accadde tre giorni dopo il viaggio ad Edimburgo.

Valentina che caratterialmente era schiva, non faceva grandi sforzi per rimanergli simpatica, anche quando venivano a cena da noi o noi da loro.

Sinceramente a me non importava. Mi bastava lei ed i miei amici.

La casa era grande e spesso Angel e Samuel dormivano da noi. Direi una sera su due.

Angel viveva da solo ma la sua casa era per un disadattato. Non amava l'ordine mentre io ero abbastanza meticoloso su tutto. Non sto a descrivervi per ora l'appartamento di Angel. Vedremo in futuro.

Samuel litigava spesso con i suoi genitori ed essendo sempre stato un personaggio ribelle, per far rabbia loro non tornava quasi mai a casa a dormire.

A Valentina non dava noia questa convivenza a quattro. Forse a me talvolta un po dava fastidio; ma era un peso irrisorio. Almeno per il momento.

Angel mi insegnò tutto sui computer, sulle chat sui profili che creava per noi e sui blog con le nostre opere.

Delle volte furbescamente mi chiedeva di scrivere una poesia d'amore, perché a lui non riuscivano o una erotica, per conquistare questa o quella.

Non condividevo il suo operato ma ho sempre pensato che ognuno sceglie la vita che vuole e lui aveva deciso che più gente incontrava più si sentiva attivo.

Perciò imparai ad usare i suoi profili e lui ne era contento perché talvolta lo vedevo stanco di ciò che stava facendo.

“Angel “ Gli dissi. “Non è possibile che tu possa gestire in rete così tanti profili e pubblicare migliaia di opere”

Ma a lui non importava. Era iperattivo e poi crollava tutto insieme.

Spesso tornava tardi (aveva le chiavi) perché suonava in un gruppo metal e non vi dico l'odore che si portava dietro.

“Ma che avete fumato?” Gli chiesi una volta.

Lui rise e mi rispose nel modo più assurdo potesse rispondermi. “Ci sono cose caro mio giovane Micael che te non apprezzerai mai. Tu non vedrai l'infinito perché il baratro è in te e ci cascherai come tutti.”

“Ah te vedi oltre? “ Gli chiesi.

Lui guardò in aria e mi disse: “Non crederesti mai a cosa ora sto vedendo!” E rise.

Samuel invece, spesso era difficile qualificarlo. Sempre silenzioso a studiare libri, o scrivere poesie mortuarie. Insomma a casa nostra c'era una allegria prorompente mischiata a situazioni lapidarie.

E Valentina spesso la vedevo schiva. Ci lasciava ai computer ed andava a dormire. Oppure si metteva a studiare le cose che aveva preso ad Edimburgo. Stava li ore ed ore a fissare quei geroglifici per noi senza senso. Sfiorava quelle carte con le dita come se parlasse loro.

Furono due anni comunque magnifici anche se quando stavo con Valentina, quando eravamo soli (le poche volte) vedevo sempre in lei una specie di forte disagio. Ma a me bastava così. Ci tenevo così tanto che per non perderla avrei fatto qualunque cosa e mi sarei adeguato a qualunque situazione.

Ed un giorno accadde.

La madre di Samuel morì.

Non si svegliò più dal sonno. Non si comprese che accadde. Lui era distrutto. Perché lo venne a sapere da suo padre che giunse da noi.

Partecipammo al funerale e vedere Samuel così, mi fa pensare a quanto sia doloroso perdere qualcuno rimanendo in sospeso per tante cose.

Samuel non piangeva. Stava in silenzio. Noi eravamo li con lui. Tutti e quattro insieme anche li a convivere il suo dolore.

Samuel non si fece più vedere per quindici giorni.

Noi ci preoccupammo un po ma ci preoccupammo ancora di più quando il padre venne a casa nostra a cercarlo.

Era cosi' affranto per la situazione che si era creata. Ci disse che Samuel gli dava la colpa. Che era lui l'artefice della morte di sua madre. Che Samuel era diventato ancora più aggressivo e violento perché era colpa solo sua, di suo padre.

Avevano litigato tre giorni prima e per poco Samuel che era diventato ancora più robusto, non lo aveva picchiato.

Era in lacrime quell'uomo quando ci chiese di aiutarlo a trovare suo figlio.

E non so come uscimmo tutti e quattro ed andammo al caffè letterario che frequentavamo una volta. Quando ci conoscemmo. Lo trovammo subito come se dentro di noi ci avesse chiamati.

Era li. Su un tavolo quasi disteso. Beveva e fumava su fogli di poesie scritte da lui.

Io lessi “Madre” Quando ci avvicinammo.

Samuel fece uno scatto come per dire a suo padre che non doveva osare entrare in un luogo sacro come quello e lo cacciò via.

Io guardai quell'uomo e lo accompagnai all'uscita dicendogli che ci avremo parlato noi. Di non preoccuparsi.

Al che Valentina fece la cosa che io mai e poi mai avrei voluto facesse.

Gli prese le mani e gli disse: “Samuel io so cosa provi, io lo sento, io posso aiutarti”

“Come ?”rispose in lacrime? “Come? Se n'è andata senza abbracciarmi! Senza salutarmi! Senza sorridermi anche quando ero arrabbiato e furioso!” e piangeva.

“Lei mi capiva! Sono io che non capisco un cazzo!”

Valentina si alzò e tirò fuori dalla borsa un oggetto. Era una tavoletta di minute dimensioni.

Io sinceramente non l'avevo mai vista.

“Questa tavola l'ho intagliata con le mie mani” Disse.

“ Anche le lettere che vedi qui sono opera mia! E' molto artigianale ma efficace” Ci disse guardandoci tutti.

Io in quel momento rividi la situazione ad Edimburgo nella camera di albergo. Situazione che chiesi a Valentina di non esporre agli altri.

Lei non si oppose a quella mia richiesta. Ma ora non potevo fare più niente.

Valentina indicò a Samuel quella tavoletta. “Le vedi queste lettere? Sono scavate nel legno da me e tanto tempo fa sono state intinte!” Poi si fermò.

Angel strabuzzò gli occhi. E disse: “Intinte di cosa Valentina?”

“Difficile spiegarlo se non siete pronti a comprenderlo!” Rispose.

“Ero molto piccola , stavo sempre in quei boschi, avevo bisogno di qualcosa che mi proteggesse.

Ma non sono partita dalle fondamenta.” E si fermò di nuovo.

“Quali fondamenta” chiese Samuel

“Le fondamenta della magia” Ripose. E li qualcosa mi crollò addosso. Un disperazione latente che non avrei mai voluto sentire. Sapevo che prima o poi la vera natura di Valentina, i suoi mondi, il suo passato, la sua terribile infanzia, sarebbero venuti fuori.

“Molti la chiamano : la tavola Ouijia” Ci disse. “Ma questa è diversa, è piccola, e per ogni lettera ci ho fatto versare del sangue.”

Mi grattai la fronte.

“Tranquilli eravamo tanti bambini ed era come un gioco; ci pungevamo con dei fiori per farci uscire il sangue, poi ognuno riempiva una lettera. Per loro finiva li ma io sapevo perché lo facevo.

Vedete queste macchie? E' sangue.”

“ O mio Dio! “ Samuel parve risvegliarsi dal torpore del lutto.

“Posso aiutarti a parlare con tua madre! Se vuoi. Anzi se lo volete si fa!”

Cosa dovevo fare? Mi chiesi.

Io sono sempre stato dell'idea che meno si infastidisce i morti meglio si sta. Che ci si creda o no.

Ma lei mi venne vicino come per chiedermi il consenso.

Con quello sguardo che solo lei poteva farmi.

“Micael so cosa pensi! Lo so.”

Io abbassai lo guardo e dissi quelle terribili parole.

“Va bene facciamolo!”


Fine della puntata


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