top of page

Capitolo 32

Immagine del redattore: micaeljackobsmicaeljackobs



32


Premessa


Mi ricorderete?

Mi crederete?

Avrete la fede?

Io non ne ho.


Valentina tornò a casa la mattina presto. Non ebbi idea dove fosse andata. Non me ne preoccupai conoscendola. Si chiuse nella stanza per diverse ore. Io ero troppo agitato per ciò che era accaduto. Non le dissi niente . Inoltre Angel non era più con noi e organizzare un funerale, praticamente da solo, non era facile.

I suoi genitori erano morti da ragazzo. Me lo disse una volta. Non ci tornò mai più sopra quell'argomento. Da quanto compresi , era in pessimi rapporti con loro. Se ne era andato di casa giovanissimo. Il funerale, per pochi intimi che , per sua richiesta a me e Siria gli ultimi giorni di vita, fu celebrato nel paesino dove era morto suo nonno. (A lui caro). Non dirò il nome del paese per due motivi; primo ci vado spesso , secondo per rispetto alla persona ed alla famiglia.

Nella piccola chiesa dove si celebrò la messa eravamo in quindici. Angel non aveva nessuno a parte noi, un cugino alla lontana che neanche si ricordava di lui, dei parenti che non avevo mai visto e che mai ne aveva parlato. Io,Siria Alice, Valentina, Samuel e suo padre che lo accompagnò con la macchina perché incapace di intendere e volere dal dolore.

Quando il prete chiese se qualcuno voleva fare un discorso, alzai la mano come si faceva a scuola.

Lo feci in modo garbato, delicato , quasi non se ne accorse nessuno.

Mi alzai e mi misi davanti a tutti. Li guardai uno ad uno. Poi scossi la testa. Uno come me abituato a fiumi di parole non sapeva che dire. Feci scena muta. Ma forse fu letteralmente voluta. Li osservai. E guardandoli annuivo loro; come per dire: “Non bisogna esprimere niente che non abbiamo già detto e provato. Rimaniamo in silenzio.” Poi scesi, facendo un gesto al prete che era quello il mio modo di salutarlo.

Il resto evito di raccontarlo. Non direi niente di nuovo dal dolore che stavo e sto provando tutt'ora.

Ero comunque frastornato e non vedevo sostegno da parte degli altri.

Siria potevo comprendere il suo stato , teneva Alice per mano che era silenziosa. Credo non avesse ancora accettato l'idea. Samuel era un continuo pianto. Non la smetteva più. Avrei voluto dirgli qualcosa, ma poi forse la rabbia dentro sarebbe sfociata in qualcosa di sgradevole e non volevo in quel frangente. Davvero non volevo. E Valentina se ne stava tra le sue. Come pregasse. Non ci siamo detti una parola. Niente per tutto il funerale.

La sera a casa il silenzio era così tangibile. Pareva un mondo ovattato. Ero immobile alla televisione spenta. Poi Siria mi appoggiò una mano sulla spalla.

“Micael è pronto, dai vieni . Devi mangiare. Hai fatto tutto te, sarai stanco. Dai. Abbiamo cucinato io e Valentina. Vieni.” Mi disse.

Mi alzai e mi misi a tavola. Alice venne da me e mi prese la mano. Si mise a piangere.

Io stavo per scoppiare. Valentina la chiamò a se.

“Vieni qua!” Le disse. “Vieni da me”

Alice non si mosse. Si ricordava probabilmente del fatto dell'altra sera.

Siria la incoraggiò.

“Vai amore vai, non è cattiva vai.”

Ed alice le andò in collo e Valentina l'abbracciò.

“Vi chiedo scusa per ieri. Per come ho agito ma era l'unico modo. So che non capirete ma è così.” Disse accarezzando la testa della bambina.

Siria sembrava comunque ancora intimorita da Valentina e sorrise malamente.

“Dai mangiamo via! “ Dissi io. Ed iniziai a bere.

Quella sera , dato che avevo bevuto molto andai a letto presto. Nel sonno sentivo Valentina sveglia.

Pareva pregasse. Dormivo ma mi arrivavano strane nenie, qualcuna in italiano, qualcuna in latino. Nel mio dormiveglia non mi era chiaro che facesse. Non avevo neanche la forza di alzare la teste e guardare. Per me a questo punto poteva fare quello che voleva. Sapevo che dopo la morte di Jacopo, se ne sarebbe andata. Me lo aveva annunciato il giorno del suo arrivo. Non dovevo essere triste.

Doveva andare così.

Il giorno dopo portai la bambina fuori. Scendemmo le scale di casa che mi squillò il cellulare. Eravamo quasi per strada.

Risposi nello stato catatonico di quei giorni e non compresi niente. Inizialmente sembravano suoni. Poi urli. Poi una voce. Ma prima che realizzassi chi era, presi Alice e la condussi verso la porta di casa. Eravamo in pratica a due metri dall'uscio e bussai.

Valentina mi aprì con una faccia sorpresa. Mi vide al telefono dire “Cosa? Non la capisco?”

Prese Alice e la portò dentro.

Poi qualcosa si svegliò in me. Quelle parole che non stavo accettando. Le avevo respinte al mittente. Ma le capivo benissimo.

Entrai in casa e mi appoggiai per terra. Era il padre di Samuel che piangeva.

Mi avvisava che ieri sera Suo figlio era insieme a degli amici e si era gettato da un ponte.

Samuel si era suicidato.

Samuel si era tolto la vita.

Valentina non comprese e mi parve strano. Lei intuisce sempre tutto. Cercai di pronunciare il nome.

Dissi la S, niente di più. Un groppo in gola. Presi il cellulare e lo scaraventai per terra e mi misi le mani sul volto.

Arrivò Siria.

“Che è successo Micael? Che hai? Sei impazzito?

“Samuel si è ammazzato!” Le dissi.

Cercavo di darmi spiegazioni. Mi dicevano cose. Le urlavano. La bambina piangeva. Valentina imprecava non so cosa. Siria prese forza e mi scosse.

“Micael”

“Micael”

Mi chiamava. Poi mi prese le mani. Avevo le unghie piene di sangue. Mi ero graffiato in volto completamente senza accorgermene. Non sentivo più niente. Non sentivo dolore.

Vidi Valentina correre in camera. Non stava piangendo. Aveva qualcosa da fare. Non capivo. Non capivo più niente. Avevo perso i miei due, unici amici cazzo! In due giorni.

Non c'erano più.

Perché lo ha fatto? Poi compresi che il dolore di Samuel per la perdita dell'amico era troppo forte.

Al funerale del giorno dopo, i suoi amici raccontarono a Siria (Perché io non esistevo in pratica)

che Samuel si era distaccato da loro, si era sporto su quel ponte e guardando verso il cielo aveva chiamato a se Jacopo e si era gettato.

Ma porca puttana Samuel. Ma perché? Ci potevamo aiutare. Invece hai voluto lasciarmi anche te.

Samuel, cazzo.

Scusate...

un attimo che mi riprendo.


Il giorno dopo io ero sul letto a cercare di dormire. Valentina venne da me e mi disse.

“Noi dobbiamo parlare Micael. Seriamente adesso.”

Io mi alzai controvoglia e le dissi: “Se devi andare via vai. Tanto ho perso già due di voi, una in più.”

Pensavo mi aggredisse per quella non bellissima affermazione. Invece mi fece una carezza.

“Ascolta Micael io ti devo veramente parlare di una cosa”

“Va bene . Dimmi sta cosa dai. Accetto solo notizie orribili. Che mi vuoi dire?” Ero completamente andato.

“No” Mi fece. “Non ci sei con la testa” Continuò.

“Guardami Micael! Guardami!” Poi mi baciò sulla bocca.

“Riprendi coscienza. Ho bisogno di parlarti subito. Te lo chiedo come tua ragazza. Micael. Concentrati su di me.”

Rimasi immobile.

“Micael devi ascoltarmi. Pensi di essere lucido per stasera? E' la cosa più importante che ti devo dire. Pensi di farcela?”

Mi alzai andai in cucina, presi una bottiglia di vino e me la scolai tutta.

“Sono pronto . Parla pure.”

“No Micael . Non così. Non devi bere mentre ti parlo. Non devi. Bisogna essere forti “ Disse.

“E per cosa? Ho perso tutto.” Risposi

“No ma puoi perdere tutto se non mi ascolti. “Rispose.

Io la guardai scettico come poche volte.

“Guarda Valentina non ricominciamo con le stranezze che io non ci credo.”

“Mi fai spiegare? Quando sei pronto me lo dici?” E mi baciò appassionatamente.

“Va bene. Dammi tempo. Vado a farmi una doccia. Ma usciamo di qua io e te ok? “ Le chiesi.

Annuì.

Feci la doccia per svegliarmi da quella situazione , mi preparai e uscimmo.

Siria stava con sua madre ed Alice. La guardai e le dissi che dovevamo uscire. Poi le avrei spiegato.

Lei sorrise e ne fui contento. Altri problemi non li avrei retti.

Passeggiammo per la nostra Firenze. Erano le 19:30 di sera. Una bella giornata tranquilla.

“Vieni Micael, prendiamoci un cappuccino al bar che da ragazzi abbiamo tanto frequentato.”

“Parli della birreria? L'hanno dismessa.” risposi.

“Allora ovunque tu voglia.”

Scegliemmo un bar molto semplice vicino a casa. Valentina ordinò due cappuccini e li portò al tavolo.

“Ascolta Micael”

“Senti Vale, se vuoi lasciarmi, ok! Va bene. Non devi dirmelo al bar. Non serve. La mia vita è già finita da un pezzo.”

E li si incazzò di brutto.

“Smettila coglione!” Smettila di piangere. Io non voglio lasciare nessuno. In quante lingue te lo devo dire? E ne so diverse. Smetti con queste cazzate”

“Allora che vuoi? Pensi di andartene , noi rimaniamo insieme, ti rifai una vita , io ti aspetto, fai i tuoi sporchi comodi, il tuo lavoro di pubbliche relazioni del cazzo e poi torni?”

Mi arrivò una sventola da paura.

Ed io questa volta neanche gliela resi.

Poi parlò.

“Te lo dico ora prima che perdi completamente la testa. Lui è ancora qua.”

“Lui?” Chiesi.

“Si Lui. Sai benissimo chi.”

“Ma non dire cazzate su!. Ma un po di contegno dopo la morte dei nostri amici? No? Non ce l' hai?” Ma porca puttana!”

Mi guardò , però non volarono schiaffi.

“Micael se io te lo dico è perché io ci vivo in queste situazioni.” Si Fermò un attimo.

“Ti ricorderai benissimo la nostra evocazione per la madre di Samuel giusto?” Chiese.

Io quasi svogliato e molto miscredente risposi di si.

“Ti dissi anche che qualcosa era rimasto fuori. Ecco puoi crederci, non crederci fai come cazzo ti pare” Disse.

“Si non ci credo. Punto.”

“Quella cosa è sempre stata con noi. Intendo con noi quattro. Accanto ad ognuno di noi. Anche quando eravamo in altri luoghi.”

“Storia per il tuo prossimo libro? “ Dissi ironicamente.

“Ma non capisci? Voi siete tutti uguali. Pensate che “ Poi cambiò frase.

“Voi non ..come te lo spiego Micael?”

“Parli di demoni? “ quasi mi faceva ridere la mia affermazione.

“Parlo di energia che non possiamo definire ne maligna ne benigna che cerca di sopravvivere. E fin ora lo ha fatto nel corpo di Angel.”

“Si va be.!” Le dissi.

“Ma te cosa pensi che fosse il suo male? Cosi improvviso? Come pensi abbia potuto trattenerlo per così tanto?”

“Arriva al dunque Valentina! Che so pieno!”

“Ok..ha preso Jacopo nel fisico. Poi ieri quando vi ho fatto staccare era per far si che venisse da me. Ma è successo casino con Alice. Se ne è uscito prima. Ed ha preso Samuel nella testa.” Diventò rossa di rabbia.

“Devo credere a queste cose? No cioè.” Riposi.

“Credici amore mio per favore. Perché ora siamo rimasti io e te. “

“Ohh bene allora che prenda me! Che cazzo me ne frega della vita! Vai mandalo da me.”

Mi arrivò un altro schiaffo che parai.

Mi alzai in piedi e le urlai. DIGLIELO DI PRENDERE ME CAZZO! DIGLIELO!”

“Stai calmo Micael. E ti spiego il perché.” Si fermò e sbuffò.

“Certo che sei testone.”

“E te mezza grulla!”

Le strappai un sorriso in quella situazione paradossale.

“Allora ascolta attentamente senza interrompermi perché facciamo notte.”

“Vai!” Le dissi.

“Quando persi la bambina ero veramente disperata. Non volevo dirtelo ti ricordi?”

Annuii.

“Ti feci quell'incantesimo di disamore.”

Mi misi a ridere quasi.

“Ecco per farlo mi sono quasi dissanguata e non è servito a niente”

Rimasi stupito. “Che mi vuoi dire?”

“Ti ammali mai Te Micael? Ti è mai accaduto in tutti questi anni?”

“Si una volta , un giorno. Solo.” Risposi.

“Appunto. Hai una energia pazzesca. Inoltre sei di una testardaggine assurda. Neanche io posso molto con te.”

“E meno male!” Risposi.

Lui non vuole te. Tu hai lo spirito di sacrificio. Non ama stare accanto a te. Ne può stare dentro me perché sono una conduttrice e lui lo sa con quale facilità posso contenerlo e rimandarlo da dove era venuto se mi lascia più tempo.” Solo che ieri stavo per farcela.

“Tu mi rendi pazzo! Io ti amo davvero tanto ma tutti questi discorsi a cosa ci portano?” Chiesi.

“Micael ci dobbiamo riprovare. Lui è accanto a noi. “

“Va be non prende me, non prende te ; allora si attacca al cazzo.!”

“Eh..fosse così.”

“In che senso?”

“Nel senso che ce lo portiamo accanto dove andiamo e lui cerca energia da poter condividere”

“Che mi vuoi dire?”

“Micael io ci ho parlato. Te lo giuro. Sono cose normali. Non so spiegarti come ci parlo ma io ho capito cosa vuole.”

“E che vuole?”

“Micael lui vuole Alice.”


Fine della puntata.

6 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Capitolo 33

Capitolo 31

留言


  • facebook
  • twitter
  • linkedin
  • facebook

©2019 by micaeljackobs. Proudly created with Wix.com

bottom of page