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Premessa
Ognuno è custode del proprio dolore
Passarono sette mesi. Ripeto Sette mesi da quando Valentina iniziò la sua cura su Jacopo. E direi se mi permettete, in culo alla scienza ed alla medicina tradizionale veramente.
Sette mesi insieme , quasi sempre tutti insieme a lui. Ogni giorno ed ogni sera Valentina gli dava le medicine e gli dava da mangiare. Aveva deciso così anche se Siria voleva farlo lei. Nutrirlo lei.
“Devo farlo io Siria. C'è un motivo. Devo capire le dosi giornaliere che gli devo dare.” Le disse.
La vidi spesso in quegli assurdi momenti come lo imboccava. L'ultimo mese stava veramente male. Incapace di dire qualcosa o di reagire troppo ai movimenti.
Siria se ne stava seduta in cucina . A piangere. Io la rassicuravo. Stavo li con lei, dicendole che c'era ancora speranza. Ma dentro di me mentivo.
Valentina le ultime sere tornava piena di Vomito. Jacopo le rigettava tutto addosso. Lei non se ne curava. Rifaceva le dosi e lo imboccava di nuovo.
Ogni nostro momento della vita era a lui dedicato. Una sera Tornai con Alice da una festa di bambini e vidi Valentina sfinita. Stanca in volto. Pareva rassegnata.
Anche Siria era rientrata da poco. Valentina ci fece un segno. Ci disse di avvicinarsi. Ci mettemmo a sedere.
Prese il cellulare e chiamò Samuel.
“Sono ancora a lavoro non posso ora” Rispose. Samuel lavorava in una Farmacia come commesso/magazziniere.
Valentina gli urlò al telefono. “Vieni subito qua adesso.” E riattaccò.
La guardai preoccupato e le chiesi cosa stava succedendo.
Ci guardò entrambi. Era così stanca.
“Non riesco più a trattenerlo. Mi dispiace.” Ci disse.
Noi non osavamo chiedere chi o cosa o forse lo sapevamo.
“Se ne andrà stasera. Io davvero ce l'ho messa tutta “ E chiuse gli occhi.
Siria cadde in un pianto convulso. Io mi alzai e cominciai a girellare per la stanza.
Siria ebbe uno scatto d'ira. Prese un oggetto , credo un giocattolo di Alice e lo scagliò contro un vetro. Non si ruppe.
Poi guardo’ Valentina e le chiese.
“Ti prego. Aiutalo. Ti prego non lo lasciare andare. Lo voglio con me ancora un po. Ti prego Valentina. Ti prego.” E le si avvinghiò addosso con un abbraccio.
Valentina rimase impassibile. Poi disse: “Va bene!” Si fermò un attimo.
“Ma dobbiamo aspettare Samuel. Ho bisogno di tutti voi. Dobbiamo fare una cosa e non è facile.”
Si fermò ancora.
Poi alzò la voce. E DOVETE CREDERCI.”
Siria annuì. “Tutto quello che vuoi Valentina. Basta averlo accanto ancora un po. Non chiedo molto. Solo un po. Non gli ho detto delle cose.” Pianse.
Valentina sospirò.
E' una pratica particolare.
Il campanello suonò dopo poco .Era Samuel.
Lo facemmo entrare e gli spiegammo che era una emergenza. Angel stava per andarsene.
Si mise sul divano con una mano sulla fronte ed iniziò a piangere.
Andai da lui.
“Samuel dai. Si sapeva. I miracoli purtroppo.” Mi fermai.
“Abbiamo bisogno di te. Bisogna fare una cosa. Ascoltiamo Valentina.”
Singhiozzando disse che andava bene.
Andammo in camera tutti e quattro. Lasciammo Alice alla televisione.
Io guardai il mio amico. Mi guardò. Quasi mi vergognavo dello stato in cui era. Della sofferenza che provava. Non riuscivo a capire che emozioni provassi.
Valentina parlò: “So che mi considerate in un certo modo, ma oggi dovete andare oltre quelle considerazioni.” Poi mi Guardò.
“Micael mettiti in ginocchio sul lato destro del letto , verso le sue gambe. Poi fletti le tue mani e appoggiale sulle sue gambe.” Feci come mi disse.
“Samuel te mettiti di fronte al letto e fai lo stesso. Appoggia le tue mani alle sue gambe. Io mi metto alla sua destra vicino a lui e te Siria , solo te mettiti al suo lato sinistro ed appoggia le tue mani sulle sue. Io appoggerò le mie sul suo braccio sinistro”.
Non so come descrivere. Non so se il dolore che provo adesso che scrivo , per tutti voi, questo dolore mi aiuterà ad essere lucido in ciò che avvenne.
Rimanemmo li come pregando su di lui. Tutti e quattro. Ognuno dal suo lato. Mentre Siria lo accarezzava e gli sussurrava parole. Io pregavo. Non so cosa. Pregavo per la nostra amicizia. Non pregavo un Dio. Pregavo sui ricordi di noi insieme.
Valentina sussurrava parole. Pareva latino. Io conoscevo un po il latino ma non la comprendevo.
Samuel piangeva e diceva cose anche lui.
Mi faceva male la schiena, la posizione in ginocchio con il busto verso il letto e le mani sopra lui alla lunga era scomoda. Ma nessuno si mosse. Ognuno stava li. Fermo. Ognuno dava a Jacopo qualcosa. E Jacopo iniziò a parlare e disse: “Grazie!” Grazie!” Grazie amici” Grazie.”
Quelle parole. Alzai il mio viso verso quel grazie. Lo vidi e piansi. Piansi tanto. Lui poi si voltò verso Siria e la baciò.
Valentina lo stava tenendo in sospeso. Mi chiesi se era giusto farlo. Ma poi quel pensiero scomparve. Era Angel. Ogni momento in più era importante. Avrei voluto dirgli qualcosa di me e lui. Della nostra amicizia, ma lo lasciai al suo amore. Alla donna che aveva amato veramente. Siria.
Poi purtroppo accadde una cosa.
Una cosa Orribile.
Alice entrò nella stanza. Ci vide in quelle posizioni e si avvicinò al padre che la vide.
Stava per toccarlo che Valentina la vide. Era dall'altro lato.
Con una mano libera prese un cuscino dal letto e lo tirò addosso alla bambina.
“Alice! No! Cazzo! Vai di la!” Gli urlò.
Mi spaventai di brutto. Mi si gelò il sangue. Alice iniziò a piangere e corse di la.
Valentina mi guardò.
“Micael vai. Staccati. Vai di la da Alice. Vai! Sbrigati.”
Mi alzai. Mi girava la testa. Che significava tutto questo? Che stava accadendo.
“Samuel staccati ora veloce. Fallo subito” Urlò.
Samuel era sfinito. Non se lo fece dire due volte e si accasciò a terra.
“Siria ora è importante. Devi salutarlo. Devi farlo . Ti do cinque secondi.” Le disse.
Siria parve non capire. Era paralizzata e piangeva. Non credo non volesse staccarsi da lui. Non ne aveva la forza.
“STACCATI” Le urlò.
Guardò Jacopo con gli occhi aperti per l'ultima volta.
Valentina mi fece segno di muovermi.
“Cazzo Micael. Proteggi la bambina. Vai di la CAZZO” Mi urlò.
Sinceramente non ci capimmo niente. Io mi misi a correre ed andai da Alice che piangeva.
L'abbracciai e le dissi che non era niente. Che Valentina scherzava.
La bambina mi pianse addosso e mi abbracciò. Dicendomi di continuo che lo voleva vedere. Che era suo babbo.
Io la tenni a distanza. Con grandissima sofferenza.
Credo che Valentina rimase solo lei attaccata a lui per pochi attimi. Poi imprecò.
“Maledizione. Vieni. Maledizione.”
Si alzò dal letto arrabbiatissima. Diede un calcio alla porta. Siria era li accanto spaventata.
“Cazzo! Cazzo! Cazzo!” Urlò ancora.
Si diresse verso la porta d'ingresso ed uscì.
Io non sapevo cosa fare. Poi il buon senso mi disse che potevo rientrare in camera.
Samuel e Siria accarezzavano il volto di Jacopo. Era tranquillo. Era già altrove.
Era già cosi lontano da noi.
Fine della puntata
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