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Capitolo 17

Immagine del redattore: micaeljackobsmicaeljackobs



17


Milano/Firenze


Valentina mi guardò preoccupata.

“Non cambia niente Micael.” “Non cambia niente tra di noi.” Mi disse.

Io stavo in silenzio. Pensai ( di solito le ragazze dicono spesso così).

“Solo che devo vivere in un piccolo appartamento in condivisione con questa amica e non c'è altro posto, per ora.” Aggiunse.

Le presi le mani e con malincuore nascosto le dissi: “Valentina fai quello che ti senti di fare. Non ti ho mai imposto regole o sentieri obbligatori o no?”

“Si Micael è vero”

“Dai Usciamo , poi ti aiuterò a gestire la partenza.” E qui mi accoltellai da solo.


I giorni che seguirono, in una casa vuota senza lei, furono i più brutti della mia esistenza fin ora.

Le telefonai dopo averla lasciata sul treno per Milano. Erano le ‪23:00‬ dello stesso giorno.

Mi pareva esausta e non insistetti su niente. Forse fui un po freddo e la telefonata non un apoteosi.


La mattina dopo come sempre mi svegliai ‪alle 06:55‬, scesi al bar e presi due cappuccini, una brioche vuota ed una alla crema.

Tornai a casa e vidi il letto vuoto. Già lo sapevo ma non lo accettavo.

Apparecchiai per due il tavolino come facevo sempre. Mi accorsi che dalla sua parte mi aveva lasciato qualcosa.

“Caro Mio Micael, non essere triste. Ti voglio vedere prima possibile.”

Un colpo al cuore. Non avevo notato la sera prima quei fogli che mi aveva lasciato.

Continuai a leggere il bigliettino.

“Non sono brava con le parole d'amore come te. Forse non sono neanche brava con l'amore. Però credimi , io ci tengo a te. Noi stiamo insieme.”

Li piansi.

Poi continuai a leggere .

“Sotto al foglietto, ti ho lasciato le mie opere che ancora non hai visionato . Se vuoi trascrivile nel blog. A presto. V.”

Guardai quei manoscritti. Ma quando li aveva fatti? I loro titoli sono a voi conosciuti:

“Romance in Black” e “Samantha Dreaming.”

Valentina non si fece sentire per una settimana. Poi ancora più giorni .Provavo un forte senso di rassegnazione.

Quando tornavo dal lavoro, mi compravo cibo già pronto e mi mettevo al computer per trascrivere ciò che mi aveva lasciato.

Ogni sera per quindici sere postai sui vari profili le due opere complete.

Lo facevo lentamente per sentirmela dentro. Ogni sera sempre di più.

Dopo diciotto giorni mi arrivo un messaggio.

“Vieni da me. Tua Valentina.”

Erano le ‪23:30‬ presi la macchina e andai a Milano. Le mandai un messaggio scrivendole che sarei stato da lei la mattina dopo. Non volevo disturbare in una casa dove si stava stretti e presumibilmente non graditi dall'altra inquilina.

Mi rispose la mattina subito dicendomi che lavorava fino a tarda sera.

Perciò mi presi il giorno per girovagare per Milano.

E la sera ‪alle 01:15‬ ci vedemmo.

Era felice. Raggiante, Mi baciò a lungo. Si sentiva soddisfatta di ciò che faceva.

Gestiva il bar di quel ristorante. La sera un'enorme parte diventava una discoteca e lei gestiva gli ingressi ed il bar insieme alla sua amica.

“Qui è da paura !” Mi disse.

“Da paura?” Ripetetti come un idiota.

“Si amore, mi piace. Davvero.” e mi abbracciò.

“Scusami se non ti ho chiamato mai” mi disse guardandomi.

Cancellai quella frase dalla mia testa

“Ho letto le tue opere. Sono Bellissime!” Risposi.

“Sono contenta che ti piacciono. Anche se la trilogia non è finita.”

“Hai scritto la terza?” Chiesi.

Fece un segno con la testa. “No è tutta qui.”

“Scrivila! Sei pazza!” Quasi le intimai e si sorprese.

“Micael la distanza ti fa diventare più rude.”

I successivi otto mesi li passai in macchina la notte da FIrenze a Milano . Almeno un giorno su tre.

Arrivavo verso le 1.00 . Lei usciva da lavoro e tutte le sere stavano insieme .

Non sono mai voluto arrivare prima per vederla lavorare . Lei non me lo aveva mai chiesto .

Poi verso le 3:00 /4:00 tornava nel suo appartamento ed io dormivo in macchina .

La Mattina ripartivo per Firenze.

Finiti i soldi di nuovo lei lo percepì . Forse perché non andai tre volte quando sarei dovuto andare . O forse perché mi vedeva preoccupato più del solito .

Mi disse che aveva una sorpresa per me .

Era dicembre . Era già passato un anno.

Uscì dal lavoro e mi disse che ogni volta che fossi venuto da lei, avrei avuto l’albergo pagato .

“Ma sei pazza ? “ le dissi

“Micael io guadagno e te ti sei fatto per un anno in su e giù ed hai dormito in macchina .” Si fermò un attimo e le scese una lacrima .

“Mi hai dimostrato tanto Micael non ti meriti così .”

Quella sera facemmo l’amore in macchina .

E fu molto particolare ( per ovvi motivi )e pericoloso.(Per altri motivi )

(In centro a Milano davanti ad una famosa discoteca ).

Passarono altri due mesi . Io andavo da lei 3 volte la settimana e mi raggiungeva la notte in albergo che lei pagava .

Fin quando una sera mentre la stavo raggiungendo, mi sentii di dirle che non ce la facevo cosi. Non avrei più voluto mi pagasse l’albergo. Ma prima che glielo annunciassi mi anticipo’ con una notizia che avrebbe di ragione eliminato il problema del albergo .


“ Micael ci sono novità per il lavoro . So che capirai e vedremo come fare .”

Era Febbraio .

“ Ti spostano vero ?”

“ Si”

“ Dai che sarà mai .” Dissi allegro .

E lei mi guardò con quegli occhi stupendi e talvolta diabolici dicendomi :

“ Ad Amsterdam”.


Fine della puntata


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