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Capitolo 19

Immagine del redattore: micaeljackobsmicaeljackobs



19


Amsterdam/Firenze/Amsterdam


Valentina si avvicinò al nostro tavolo qualche minuto dopo. Aveva una specie di Vestaglia di seta praticamente trasparente.

Mi guardò e mi baciò sulla bocca.

“Come state? Vi è piaciuto lo spettacolo?” Chiese.

“Lo faccio ogni sera ormai e mi pagano un sacco.”

Angel la guardò solo un attimo. Aveva gli occhi puntati di Siria.

“Direi che nella mia vita ho visto prima “Fantasia” Della Disney. Poi questo. Io sono apposto”

Samuel si mise a ridere fragorosamente.

Valentina mi guardò.

“Ti è piaciuto davvero? Amore.?”

Io, ero un tantino immobilizzato. Prima il bacio. Dopo tanti mesi che non ci sentivamo. Poi la parola “Amore”. Pensai che Valentina non finiva mai di sorprendermi.

Non notai al momento ,un dettaglio poco rilevante sul suo corpo, perché di corsa dovette andarsi a cambiare per lavorare al banco del locale. Però qualcosa mi entrò in mente. Sottile e perverso. Come quelle cose che vogliono uscire quando meno te lo aspetti, ma mai quando cerchi di farle uscire veramente.

Ci disse che sarebbe passata dall'albergo la mattina per salutarci.

Non venne.

Non so perché. Non glielo chiesi mai.


Tornammo a Firenze e la vita proseguì abbastanza serena.

Io pensavo a lei. Solo a lei e ad accudire Alice. La sera ci ritrovavamo insieme. Io Angel, Siria ed la bambina. Talvolta mi raccontava dei cartoni che le piacevano. Spesso li guardavamo insieme.

Conosco tutto della Disney, della Pixar e di altri cartoni più moderni giapponesi.

Facevo io la spesa. Cucinavo . (Talvolta). La sera a cena era molto bello.

Eravamo una famiglia e non sentivo il peso della convivenza con loro.


Ottobre 2010 nel giorno 13 Valentina Ci venne a trovare. Suonò da noi. Io le aprì .

“Volevo rivederti Micael”

Passarono un po di secondi per metabolizzare la cosa.

Mi abbracciò e ci baciammo. Mi si avvinghiò addosso.

“C'è la bambina Vale” Dissi.

Valentina salutò Alice intenta a dei giochi. Poi andò verso di lei, la prese in braccio e la baciò.

“Che ti sei Fumata? Le chiesi. (Che idiota)

“Nulla? Perché? Non sei felice che sono qua?”

“Se sono felice? Sono estasiato che tu sia qua. Io ti amo Valentina”

Lei mi baciò con la bambina in braccio.

“Che ne dite? Andiamo alle giostre?”

Alice aguzzò la vista. Io sempre più sorpreso le chiesi: “C'è qualcosa che mi vuoi dire?”

Lei inizialmente stette in silenzio, come per attendere se parlare o no di qualcosa che aveva dentro.

“No niente. Volevo solo rivedere te ed i miei amici. Stasera tutti fuori offro io”

Mandai un messaggio sia a Siria che ad Angel. Dopo anche Samuel.

-Valentina a sorpresa a Firenze stop- Stasera tutti fuori stop- Offre lei stop.

Credo che in quel momento fossi completamente impazzito.

“Casa nostra? “ Chiese.

“Ho avuto dei problemi” Risposi. “Non reggevo più l'affitto.”

“Colpa mia lo so.” Mi disse.

“No. Valentina. No.” Dai pensiamo a questa giornata. Quanto starai a Firenze?” Chiesi.

“Fino a ‪Domani mattina‬. Ho prenotato un albergo qui vicino”

Mi vennero in mente mille pensieri.

“Dormi da me stanotte?” Mi chiese.

“Non lo so. Fai te” Come per dirle : e che cazzo si che dormo con te. Ma si dormirà?”


Andammo a delle giostre verso Prato.

Poi tornammo a casa e Angel e Siria si stavano già preparando per la cena tutti insieme.


Fu una splendida serata.

Sapete quelle serate che arrivano a compensare mesi di disagi? E forse ti aiutano a vivere meglio per anni? Ecco quella sera fu così.

Samuel ci raggiunse al ristorante con un ragazzo.


“Vi presento Giacomo. Stiamo insieme.” Poi guardò Angel.

Era già seduto. Si alzò senza batter ciglio ed andò verso Giacomo.

“Piacere. Molto piacere. Non far caso a noi siamo Grulli.”

Poi si voltò verso Samuel . Gli andò vicino minaccioso. Lo abbracciò sussurrandogli qualcosa.

“Ti voglio bene amico mio” (Me lo disse Samuel dopo)

Avevo tanta di quella commozione dentro che se esplodevo, avrei allagato il ristorante di lacrime.


‪Verso le 23:00 Angel prese Alice che già dormiva sulle mie braccia e mi disse:‬

“Vai Micael oggi giorno di riposo per te” facendomi l'occhiolino.

“Ah guarda. Se non me lo davi mi sarei licenziato!” E sorrisi.


E quella notte facemmo l'amore.

In quel albergo di Firenze. Che tutt'ora vedo ogni mattina. Sempre. Almeno due volte al giorno.

Fu l'unica volta che finalmente Valentina si lasciò andare.

Forse più io inizialmente frenavo ; ma solo perché la sentivo diversa da come l'avevo conosciuta.

E' importante l'amore, non i particolari.

La mattina mentre ci rivestivamo notai la stessa cosa che inizialmente avevo notato ad Amsterdam

Un livido. Poi più di uno.

“Cosa hai fatto li?” Chiesi.

Valentina fece finta di Niente.

“Valentina?”

“Niente Micael sono caduta dal palo. Che devo avere fatto?”

Quella riposta così forte e cattiva mi diede molto da pensare.

Qualcosa si incrinò di nuovo ai momenti dei saluti.

Lei partì destinazione Amsterdam. Io destinazione attesa.

Soliti brevi messaggi i primi giorni. Poi la chiamai. Mi rispose “Non posso ora”

Non la chiamai più.

Passarono sei mesi.

Aprile 2010

Samuel venne da noi. Aveva il fiatone.

Ovviamente io ero a casa con la bambina. Era pomeriggio.

“Non mi dire che Giacomo ti ha lasciato?” Chiesi.

“No no Micael. Tutto apposto. E che c'è una cosa che devo dirti o impazzisco.”

“Che è accaduto? Qualcosa a tuo padre?”

“No cazzo no ascolta. Stai zitto un attimo.”

“Va bene Samuel basta che ti calmi.” Risposi.

“Giacomo frequenta degli amici e sono andati ad Amsterdam.” Si fermò.

“Vai prosegui. Tanto ormai”

“Io avevo parlato a Giacomo di quel locale e lui, mi dispiace Micael, lo ha detto ai suoi amici. Sono tutti etero.”

“Va be allora?”

“Erano ad Amsterdam e sono andati a vedere lo spettacolo della tua ragazza.”

“Sai la novità? Sta bene?” Chiesi.

“Beh si. Però mi hanno detto che fa un po fatica a fare la lap dance con il pancione”


Arrivò il gelo. Dentro me.

Vene , cuore, e pure cervelletto inclusi.


“Lei è incinta?” Dissi.

“Pare” Ed annuì

“Ma avranno visto un'altra dai” Come per mascherare quel fatto già accaduto.

“Era lei. Fidati. Solo lei fa lo spettacolo.”

“E di quanti mesi è?” Ebbi un mancamento.

“Non lo so Micael cazzo. Mica gli hanno misurato la pancia.” Ripose.


Mi tremavano le mani. Alice venne da me ma non l'ascoltai. Non sentivo più niente.

Vertigini. Mi misi per terra.

La bambina si mise a piangere. Era preoccupata.

Mi urlava. Micael! Micael! Micael.


Feci a tutti e due un gesto con la mano.

“Sto bene. Datemi un attimo per favore. Sto Bene.”


Presi il telefono e chiamai Angel.

“Che accade? Alice sta male?” Rispose preoccupato.

“No sta benissimo. Però Valentina è incinta. Vado Ad Amsterdam. Parto subito.”

“Come incinta? Di chi? Come parti subito? E la bambina? “ Mi disse preoccupato.

“Chiama Siria.” Risposi.

“Sta fuori per due giorni Micael. Non ti ricordavi più? Cazzo.”

Avevo dimenticato.

Ero completamente fuori controllo.

“Io devo partire! C'è Samuel qui.” Dissi.

“Eh no io A Samuel non la lascio. Casomai gli fa fumare una canna. Non puoi aspettare?”

“Quanto?” Chiesi. Ero gelido.

“Cazzo Micael, io devo raggiungere Siria , per quel piano di lavoro. La sto aiutando. Ne va di mezzo la nostra carriera.”

“Va bene gli dissi. Porto Alice con me” Vi fidate?” Chiesi.

“La vuoi portare ad Amsterdam ora?” Chiese. Sembrava piangesse.

“Si.! Confrontati con Siria e richiamami per favore.” O io faccio un casino. Mi ammazzo.”

“No stai buono. Non fare casini Micael.”


Riattaccò.

Attesi quindici minuti.


Siria mi chiamò.

“Micael ho saputo. Io so quanto la ami. Lo vedo. Sei nel mio cuore. Davvero. Mi fido di te.”


Più lacrime scesero dal mio volto.

Presi Alice, qualche vestito per lei. Una piccola valigia. Chiesi a Samuel se voleva venire ma ripose che anche lui lavorava e non poteva veramente.

Compresi.

Ci accompagnò alla stazione e partimmo per Milano.

Taxi. Aeroporto. Primo volo per Amsterdam durante la notte. Una cosa incredibile pensare cosa possa muovere l'amore. (o l'odio)


Erano le ‪03:15 di mattina‬. Per fortuna non faceva freddo. Alice dormiva tra le mie braccia. Io davanti al locale.


Attesi.


Sapevo che dormiva li. Almeno speravo dormisse li.


Nella vita talvolta bisogna avere fortuna.

La vidi uscire. Stirarsi. Ascoltare la notte. Poi guardarci fuori dal locale e sorprendersi.

Mi venne vicino.

Aveva una bella pancia. Il volto era un po più tondo. E colorato. Era elegante con quei pantaloni lunghi e le scarpe da ginnastica. Era bellissima.

Non disse niente.

Mi guardò. Fece una carezza alla bimba.

Ci guardammo.

“E' mio?”

Lei abbassò lo sguardo.

Mi voltai e feci per andarmene.

Alice si svegliò.

“Valentina” disse.

Lei la prese in braccio e pianse.

Strano veder piangere Valentina.

“Volevo solo, poi mi fermai.”

“Cerca di capire Micael” Disse.

“Certo! Certo come sempre Valentina! Come sempre!” Finisce qua. Basta! Finisce qua.”

Lei non disse niente.

“Vieni Alice andiamo” La presi per mano e ci voltammo.

“Di già ?” Chiese.

“Davvero vuoi andare via Micael” Mi chiese Valentina.

Non risposi.

“Posso accompagnarvi in aeroporto?” Chiese quasi timida.

“Che cambia?” Cazzo che cambia?”

Alice mi guardò. “Hai detto cazzo” disse. Poi rise.

“Vi accompagno. E' stato un lungo viaggio e già non mi vuoi vedere più. Il minimo è riportarvi indietro.”

“Fai come vuoi” Riposi Gelido.

Valentina chiamò un uomo che prese un'enorme macchina lussuosa. Salimmo tutti e ci dirigemmo all'aeroporto.

“Ce li hai i soldi?” Chiese.

“Offendi?” Ora mi offendi.” Le dissi.

“Non volevo Micael. Davvero.”

I soldi li avevo. Lavoravo e li avevo. Cercammo di nuovo un volo per Milano.

Era tra due ore.

Lei rimase li a sedere con noi. Senza dire niente.

Si mangiava le unghie.

Aveva altri lividi. Io la guardavo e non sapevo più cosa potessi provare in quel momento.

Rimase con noi in silenzio finché non facemmo di nuovo il check -in.

La guardai, non l'abbracciai. Lei baciò la bimba.

Io stavo morendo.


E poi accadde.

Eravamo già al di la dal vetro per la partenza.

Era li ferma in tutta la sua bellezza anche da futura madre. La vidi. Vidi i suoi occhi profondi.

Vidi il suo corpo e la sua anima che tanto avevo amato.

Che tanto amo adesso.

Ma cosi tanto maledizione.

Troppo.

Così è veramente troppo.

Vidi il suo labiale: “E' tua”


fine della puntata.

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