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Capitolo 30

Immagine del redattore: micaeljackobsmicaeljackobs



Parte 30


Passarono due mesi. Valentina ed io tornammo insieme a pieno regime. Dormiva in camera mia, casa di Jacopo, Siria ed Alice. Tutto pareva normale. Quasi non reale.

Valentina cucinava di continuo stranezze gastronomiche ed intrugli per Angel. Una specie di impasto color ocra che gli spalmava sulla schiena e sul petto. Ogni giorno, ogni pomeriggio per due mesi.

La vedevo indaffarata a mischiare questo o quello. Siria era a lavoro e Valentina effettuava queste procedure quando non c'era. Forse credeva le desse noia vederla cosi con il suo Jacopo.

Tra me e Valentina era nata di nuovo una sorta di complicità sentimentale. Niente di clamoroso , ma conoscendo il tipo, mi andava anche bene.; dato che c'era anche il disagio di convivere in una casa non nostra.

L'unica diversità dai vecchi tempi era che io non le scrivevo più poesie. Niente. Il vuoto.

E quando si svegliava, talvolta mi pareva di vederla cercare qualcosa, che prima tanto le avevo dato, ma ora non più.

Le motivazioni erano molteplici. Ero preoccupato per la vita di Angel. Facevo da babysitter ad Alice. L'accompagnavo ovunque lei dovesse andare. In più se Siria mi chiedeva aiuto a lavoro, mi recavo da lei. Per finire, ogni sera prima di andare ognuno nelle nostre stanze, dopo aver mangiato tutti insieme, andavo nella stanza di Angel a scrivere. Con lui, per lui, insieme. In due mesi scrisse più opere di quante ne avesse mai scritte in tre anni. Aveva il portatile sul letto e talvolta non riuscivo neanche a seguirlo da quanto andava veloce.

Scrisse tra le tante un'opera di grande estensione morale , mi chiese il suo aiuto per dei pezzi di poetica. La chiamò: Il Supplizio degli Angeli.

Tutti questi impegni , nonostante Valentina fosse li, mi facevano pensare meno a noi come coppia; anche se effettivamente lo eravamo ancora.

Quando stavamo in camera, la vedevo scrivere parte delle sue opere che mi aveva portato. Correggere, aggiungere pezzi .

Chiudeva gli occhi, poi stava così qualche secondo. Gli riapriva e scriveva. Come se si nutrisse del silenzio per accogliere le idee. Io stavo li. Facendo quasi finta di scrivere o di leggere cose già programmate, o di gestire nel computer tutto quello che ci riguardava. Stavo li e la osservavo pensando a cosa eravamo insieme. A quale amore ci unisse.

Molte cose di lei, da sempre mi sono state ignote, sconosciute, incomprese. Tanti atteggiamenti suoi, li ho lasciati alla dimenticanza del non chiedere.

Ogni giorno ero li. La guardavo intenta alle sue cose, che fossero per la scrittura o per Jacopo.

Avevo tutto il tempo di chiederle cosa mai avesse detto a Siria per farla rimanere così. Temevo però che una mia domanda così diretta, cosi forte, avrebbe rovinato qualcosa tra tutti noi. Non tra me e lei s'intende. Tra la situazione che si era creata.

Ma un giorno quelle stranezze accaddero di nuovo. Ed è agghiacciante ripensarci adesso.

Ero tornato con Alice da una passeggiata. Erano le 12:30 di domenica .

Jacopo stava sul divano con Samuel.

Veniva spesso anche se non lo nomino, ma c'era. Anche se silenzioso, ma lui c'era.

Vado verso la cucina e vedo Siria intenta a cucinare e Valentina che le era accanto.

Vicine. Come se stessero per cucinare in due.

Non si stavano parlando. Stavano li. Non so a cucinare cosa in quel momento. Le salutai e si voltarono. Poi tornai sui miei passi ma dimenticai di dire loro una cosa. Così credo feci una azione definirei chiamarla “Non compresa” Tornai in cucina di colpo. Ma non lo feci per spiare o altro.

Avevo omesso di chiedere se qualcuno aveva comprato il pane. Nel caso sarei sceso io.

Le vidi.

Vidi Valentina con la mano sulla spalla di Siria. Accanto a lei. Le sussurrava qualcosa. Fu terribile. Non saprei definire. Non compresi il sussurro. Fu un attimo. Valentina se ne accorse. Lo so. Lo compresi. Ma fece finta di niente.

Siria si voltò verso me. Solo lei. Era terrorizzata. Il suo sguardo in quell'istante lo era. Provai un forte senso di imbarazzo. Cosa avevo interrotto? Che le stava dicendo all'orecchio? Perché le tremava la mano? Mi tolsi dall'imbarazzo dicendo: “Scusate mi sono dimenticato , ma il pane l'avete comprato voi?”

Valentina si voltò ed un brivido mi prese in tutto il corpo. Non so cosa vidi. Non so cosa avesse.

Come quando vedi qualcuno sempre negli stessi modi e quella volta la vedi diversa. Veramente diversa. Ma furono pochi secondi. Poi riprese il controllo. Il suo sorriso che tanto mi far star bene.

“Micael no. Puoi andare te? Ti do i soldi.” Disse.

“Si! Certo ma li ho! Vado subito che ho una fame” Ed uscii di casa quasi alienato da quella situazione. Cosi stranito che al negozio mi passarono avanti in tre, prima di chiedermi cosa avessi bisogno.

Che cosa stava realmente accadendo? Mi chiesi.

Poi dentro me subentrò una terribile convinzione. E se tutto questo avesse un prezzo?


Fine della puntata

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