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Capitolo 4

Immagine del redattore: micaeljackobsmicaeljackobs


Il quarto elemento.


Era Dicembre. Un mese dopo il nostro incontro a tre, ci vedevamo sempre più spesso in quel caffè letterario che era diventato la nostra seconda casa.

Anche il gestore del locale pareva ogni volta essere sempre più cortese con noi. Vuoi perché eravamo dei ottimi clienti.

Valentina arrivava sempre verso le 18:30. Io alle 17:15circa. Dopo i corsi serali di lingua.

Samuel era già li.

La nostra amicizia si stava costruendo su basi solide. Non litigavamo mai. Io non ne ero il tipo. Samuel spesso lo trovavo impassibile a tutto e Valentina , che all'inizio mi pareva una ragazza con un carattere aggressivo, con noi , insieme a noi parve ammorbidirsi.

Giungeva tardi perché dava una mano (così lei diceva) ad una sua conoscente in un bar.

Viveva da Sola a Firenze e condivideva l'affitto con un'altra ragazza alla quale non era minimamente legata.

Dopo che ci riunivamo tutti al solito tavolo ,(perché eravamo gelosi ed abitudinari della posizione nel locale), cominciavamo a parlare di poetica. Di letteratura e quando ci pareva d'essere troppo seri, di quello o di quell'altro oppure altri ancora che sostavano nel locale non quotidianamente.

Insomma Spettegolavamo.

Io che spettegolavo non si era mai visto ma con loro riuscivo a fare pure quello.

Samuel non era un ragazzo allegro ma aveva dei momenti forti di ilarità, per poi certe volte ripiombare in uno stato catatonico di tristezza che non compresi subito.

Quel giorno verso le 19:00cercavamo qualcuno da osservare; così per il semplice gusto di fare qualcosa.

Entrò un ragazzo; sarà stato alto un metro e settantasette. Capelli lunghissimi neri lisci. Metallaro dalla testa ai piedi. Aveva delle cuffie, delle bacchette per la batteria, un portatile, e due cellulari.

Appena Valentina lo vide sedersi su il tavolino proprio accanto al bancone, si mise a ridere.

Io le dissi: “ Va bene prendere per il culo ma non farti beccare!”

Comunque lui non ci notò. Almeno così mi parse. Sembrava un abituè del locale. Tant'è che il gestore del bar lo saluto come fosse un amico. E senza che lui disse niente gli riempì un bicchiere di vino lasciandolo sopra il bancone.

Poi il ragazzo, dopo essersi messo a sedere, aprì il portatile. Collegò i due cellulari e cominciò a scrivere.

Mentre scriveva, notavo ascoltava la musica. Poi ogni tanto si fermava, prendeva le bacchette e tamburellava su un punto preciso del tavolo.

Pensai che era un musicista che stava componendo. Mi sbagliavo in parte.

Prese il calice di vino dal basso verso l'alto sul bancone. Bevve un sorso e si accese una sigaretta.

Multifilter Rosse dure.

Samuel disse: “Fuma come una donna. Sono sigarette da donna.” E rise.

Fu li che si voltò e ci diede un'occhiataccia. Ci squadrò tutti e tre da capo ai piedi. Poi Poggiò le bacchette, si tolse le cuffie e si alzò.

“Vai si mette male!” Dissi.

Ma non venne da noi. Ci fece una finta. Andò dal gestore e gli disse qualcosa all'orecchio. Il gestore rise. Lui pure.

Poi si rimise a sedere e comincio a scrivere ad una velocità pazzesca. Mai visto una cosa del genere.

Si fermava, fumava, beveva e tamburellava. Poi scriveva.

Ad un certo punto qualcuno lo chiama al cellulare e siccome aveva le cuffie inizia a parlarci senza smettere di fare quello che faceva.

“Un mostro!” Pensai. Io non riuscivo a fare due cose insieme figurati quattro o cinque.

Mi alzai per andare in bagno perché al corso mi ero dimenticato di farla e non la tenevo più.

Gli passai accanto e la curiosità colle che, superato mi voltai per vedere quello che stava facendo.

Mi anticipò: “E' un opera!” Disse. “Scrivo! La volete leggere? O preferite osservarmi da lontano?”

E mi guardò sorridente.

Io imbarazzatissimo diventai tutto rosso.

“Del Vino? Mi chiese offrendomi il suo bicchiere.

“No no grazie!” Risposi “Sono quasi astemio!”

“Anche io” disse e poi fece un cenno al gestore che gliene preparò un altro.

“Allora siete un gruppo? Cosa? Vi conoscete da molto? “Ci chiese.

Io gli risposi che ci frequentavamo da un mese circa. Valentina Giunse e si mise a sedere davanti a lui spostandogli un po il portatile.

“Bei modi la ragazza!” ed ovviamente pensai all'ennesima figura di merda.

Samuel rimase al suo tavolo ed io gli feci un gesto di aggregarsi a noi che lui non accettò.

“Ho 25 anni Voi?”

Io gli dissi che ne avevo diciassette, quasi diciotto.

“E lei?” guardando la ragazza in modo minaccioso.

Valentina gli abbassò il portatile e lo guardò.

Li per li pensai che tra noi e questo nuovo ragazzo non sarebbe nato niente, anzi le avremmo anche prese.

Ci guardò non troppo perplesso. Guardò il computer , poi ci disse: “Venite con me!”

“Eccoci ci siamo!” Lo pensai seriamente.

“Su venite con me! Anche quello la più grandicello!” Indicando Samuel.

“Se proprio insisti” Disse Samuel.

Ci indicò il bagno. Poi con il dito ci fece il gesto di raggiungerlo. Lui stava andando li!

Valentina pareva gasata a mille.

“Questi sono tutti matti!” Pensai. Guardai Samuel che era parecchio più robusto di me. Mi osservò come per dirmi : “tranquillo ci penso io!”

Seguimmo quel ragazzo nei bagni del locale. Ci stava aspettando. Poi ci indicò una porta. La aprì .

C'erano altri bagni. Sinceramente non me ne ero mai accorto.

Ci mostrò le mura di quei bagni. Piene di scritte. C'era di tutto. Da cose volgarissime a poesie bellissime. Firmate e datate.

“Come vedete anche in un cesso c'è arte” Indicando tutte quelle pareti.

Ci mettemmo a ridere e ci scusammo per il modo brusco e per l'approccio.

Tornammo al tavolo e ci raccontò che era uno scrittore; ma aveva anche un lavoro di consulente informatico in una azienda.

Ci raccontò di cosa volesse fare con la scrittura. Ci disse anche che frequentava quel posto da tanti anni e pochi avevano suscitato in lui interesse da farci amicizia.

Ci chiese se a noi ci piaceva scrivere o leggere e cosa ne pensavamo delle opere in genere.

Fu così che iniziammo a conoscerci.

Ci spiegò che viveva in pratica su internet. Sia a lavoro che fuori lavoro. Che aveva migliaia di contatti con cui comunicava. Che scriveva tre quattro opere al giorno, regolarmente pubblicandole su dei siti o dei blog fatti da lui. Che si faceva un sacco di pubblicità e conosceva gente anche fuori Italia con cui comunicare e spesso andare a trovare gratis per l'alloggio.

Ma tutto questo lo annoiava farlo da solo. Ammise che gli sarebbe piaciuto avere dei colleghi di cultura e scrittura. Con i quali condividere le opere e pubblicarle. Forse venderle.

Io rimasi entusiasta di questa sua proposta; vuoi perché per me internet era un mondo nuovo. Vuoi perché la sua sicurezza , rendeva sicuro me.

Anche Samuel, che prima era titubante, ora pareva interessato alla cosa.

Valentina sorrise, annui e disse: “Facciamolo! Al massimo ci arrestano”

“Nessuno arresta nessuno” Disse.

“Troviamoci qua ! Quando potete.” Disse. Poi ci chiese se scrivevamo già qualcosa di nostro e li abbassai la testa.

Mi guardò dicendomi che prima o poi bisognava iniziare. Non basta solo leggere. Le parole vanno fatte sanguinare ci disse.

E soprattutto, e li si fermò un istante. Dovete sempre pensare che ciò che fate deve rendere felice voi e chi vi legge. Dovete essere la fonte e l'affluente.

Valentina si mise a ridere.

“Ho detto una cazzata lo ammetto!” Ci disse. “Ma credo abbiate capito il senso!”

Da quel giorno non ci separammo più e ciò che racconterò è la storia di una grande amicizia.

Il nostro quarto elemento però aveva un problema. Uno solo.

Certe volte era un piccolo problema. Altre parecchio grosso.

Vi racconterò un aneddoto che è accaduto.

Un anno dopo eravamo tutti e quarto a sciare all'Abetone. Va be Lui sciava, Samuel molto bene. Valentina pure. Io ero l'imbranato del gruppo.

Ma sono sottigliezze.

Eravamo su una pista nera. Parecchio nera secondo i miei gusti. E me la facevo veramente addosso.

Stavamo per scendere (Pure io).

Quando si bloccò, Si si fermò completamente e si mise due dita alla testa.

Dicendo: “Devo scrivere!”

Io lo guardai. “Ora?”

“Si ora cazzo! Devo scrivere subito o dimentico! “ E' importante.

Non avevamo per scrivere. Difficile avere una penna su una pista all'Abetone.

Insistette.

“Devo scrivere subito o non mi muovo di qua! Devo trovare una penna!”

Samuel lo guardò. Poi gli disse che sarebbe sceso a valle e risalito ma ci sarebbe voluto parecchio. Se aveva pazienza poteva farlo.

Allora il nostro quarto elemento aprì lo zaino e prese un coltellino multiuso.

“Scrivo col mio sangue!” Devo o mi dimentico.

Samuel gli prese male. Prese la pista di corsa e scese a valle.

Io guardai la scena e lo fermai. Non so come ne ebbi il coraggio ma certe situazioni si possono comprendere solo vivendole all'istante.

Cominciò a pensare.

Io cercai di tenerlo occupato chiedendogli che tipo di storia volesse scrivere. Valentina gli teneva le mani.

E questo mi dette fastidio non poco.

Passarono sette minuti e Samuel tornò con una penna.

Riuscì a scrivere un mezzo capitolo su un taccuino che aveva nello zaino.

Poi sorrise chiedendoci scusa e dicendoci che aveva omesso di lui questa insignificante particolarità.

“Insignificante dissi? E sti cazzi!” Ma lasciamo fare gli epitaffi.

Poi cominciò a pensare al titolo da dare al opera. Però non ci riusciva.

Allora pensai che si mettesse male. Molto male.

Valentina lo guardò e disse: Chiamala Sangueneve.

Ebbene si oggi vi ho presentato il mio amico più caro di sempre e per sempre.

Colui nella sua esemplare follia e sregolatezza si chiama Dark Angel.




(Per dark)


Lettera per una principessa


È difficile

esprimere


quando qualcosa di grande ti nutre


spiegare è complesso


ma le mie parole

come sempre

mi aiuteranno

a farti comprendere

ciò che difficilmente a voce


posso per ora comunicarti

ho ricevuto un dono molti anni fa


un dono inaspettato

un tesoro che riempie la vita

perché di vivere avevo bisogno


ho ricevuto te

ed è stato un onore

che sinceramente non credevo potessi avere

vuoi per la mia natura

così solitaria

così al di la di ogni forma vitale concreta

sia per il mio modo

di pormi di fronte al mondo


vedo solo rifiuti

un'enorme ciminiera fumante

di ideali

accatastati li

in attesa di disintegrarsi in cielo


Ma poi sei arrivata te

e solo sentirti respirare


solo poterti abbracciare

ogni mattina che ti sveglio


prenderti in collo

da quel letto a castello


aspettare quell'attimo


dal tuo iniziale sonno che muta in veglia

alla prima parola che mi doni


e solo poterti addormentare la sera

accarezzandoti lievemente la testa


rassicurandoti che tornerò a trovarti

durante la notte


perché siamo un po distanti

solo quello

mi fa credere di essere migliore


e per tutte quelle volte che abbracciati insieme

ci siamo addormentati

"più io che te in effetti"

davanti alla televisione


e sentirti respirare malamente quando avevi la febbre

e pensare che

solo tenerti forte a me

potessi fartela passare


quante volte ho voluto fortemente

che i tuoi mali fossero solo miei

che tu guarissi


quante volte mi sono preoccupato

fortemente

per il tuo stato

e non l'ho fatto vedere per non spaventarti


e quante volte ti ho vista piangere


non comprendere certe decisione

scelte

anche giuste


quante


quante volte ho dovuto sgridarti

e morire dentro

come accoltellarmi l'anima

e spingere in fondo


perdonami

adesso

che comprendi meglio

l'operato di un genitore


Che dovevo farlo

che era necessario


quando penso a te

durante il giorno

che non siamo vicini

penso alla tua fragilità

penso al tuo sorriso

al tuo essere bambina


penso a come ero io

penso a quanto siamo diversi

per fortuna tua


lo penso


io un mondo chiuso

tu un mondo aperto


tutte le volte

che mi chiedi quando torno

tutte le volte che hai bisogno di comprendere

perché

la vita ci fa diventare nervosi


le situazioni ci fanno diventare diversi

tutte le volte che

ho urlato una rabbia non tua

perdonami


sono stato debole

sai amore mio


mi dispiace se ogni tanto

forte delle mie incertezze


non ti sono stato vicino

anche se era facile esserci


ogni volta di queste

mi tormenta tutt'ora


mi dispiace

se io vivo in una realtà diversa

e sembro così distante


talmente diversa che nella mia infinita

stranezza

parlo a te

dell'angelo


so che non è giusto

ma so anche che cominci a capire cosa significa per me tutto questo

mi ricordo che

anche tu piangesti quando l'angelo morì

perché capisti che una parte di me moriva


cara bambina mia

i nostri abbracci

non me li fare dimenticare mai


scusami

se le parole di un poeta

sono piene di lacrime


non so come dirti

l'amore che ho


la scelta che ho

posseduto dentro di me


è starti vicina

qualunque situazione succeda


è una scelta che mi fa stare male certe volte

ma un sacrificio per un dono

non è un sacrificio


e per tutte quelle volte

che non ho potuto dire la mia

quando hai assorbito cattiverie

che non ti meritano


per tutte quelle volte che vivi

situazioni paradossali

perché sai

la diversità

le crea

la normalità le addormenta


perdonami

quando leggerai tutto questo

come un testamento di sentimenti

capirai

che tutt'ora io ti penso

sempre e comunque

e voglio lasciarti

l'amore sparso ovunque

scusami per tutte le feste che non sono potuto e

voluto venire


sarai

sei

più forte di un padre

che vede castelli invece di palazzi

carrozze al posto di macchine

viandanti

e pastori

al posto di impiegati


forse non hai avuto fortuna

io so di averne avuta molta


la mia fantasia

è solo mia

non ti chiedo di crederci

ne di condividerla se non vorrai

è solo che

è solo che

se non l'avessi avuta

tu non avresti avuto un padre


i tuoi occhi adesso li vedo

e quelle lacrime

come la prima volta

che scrissi per te

un intero libro


tu

tornando a casa

io

lacrime

mentre leggevi

e la prima cosa che mi dicesti

"Perché devi morire?"


Perdona un padre così

che crede che non ci sia mai bisogno di aiuto

e di nessuno

per stare meglio


quando ti guardo

così amichevole


così disponibile

nei confronti di tutti


penso che ho fatto la cosa giusta

ad insegnarti

che ognuno

ha un valore indimenticabile

che ogni persona

va sempre accolta

qualunque comportamento abbia

va cercato di comprenderlo


ed io invece

scelgo la via più difficile

l'isolamento dalla specie


perché sai

sono così stanco

delle solite parole


sono così stufo

tante volte

ma così tanto che

vorrei

solo

stringerti a me

e non pensare più a niente

solo a te...


solo a te bimba mia


sappi

non posso permettermi un castello

ma dove viviamo

quei momenti li

che noi due stiamo insieme

la mia fantasia cessa

io vivo

lo faccio solo

ed esclusivamente per te

io vivo

e ti amo

ed oltre

più di chiunque altro possa

e potrò amare in futuro


questa è la mia scelta

ineccepibile scelta

questa è la mia vita

questo è quanto amore detengo per te

la dimostrazione

che tutto può essere spiegato

pregi

difetti

sbagli

meriti


io sono sempre accanto a te

non dimenticare mai

le parole dette

ne quelle scritte


questo è per te

per i giorni in cui

avrai bisogno di me

e non ci sarò ormai più


ti sbagli sai

io sono qui

parola per parola

io sono qui


amore per amore

scusa

adesso

mi viene da piangere

scusa


ciao

mio piccola stellina

ti amo tanto


tuo padre.


(Dark Angel)

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