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Capitolo 9

Immagine del redattore: micaeljackobsmicaeljackobs



9


Premessa


Questa è la mia vita

qui viene raccontata

raccolta

sentita

M.J


Fuggimmo dall'orfanotrofio di corsa, ridendo come dei pazzi. Ci eravamo abbastanza esaltati da quella piccola enorme impresa.

Avevamo fame e sete e ci fermammo ad Edimburgo in una bellissima locanda dove prenotammo per dormire.

Ero emozionato perché per la prima volta avrei dormito in camera con Valentina.

E dopo aver aver posato le nostre cose e ciò che Valentina si era ripresa della sua infanzia, cercammo un luogo per mangiare.

Girovagammo parecchio come turisti al loro primo vero viaggio all'estero.

Poi un pub ci prese alla testa ed entrammo.

Era in una zona centrale di Edimburgo, tra due grandi strade che conducevano ad una piazza monumentale.

Quando entrammo, la gente del posto notò subito che eravamo stranieri. Non del luogo.

Il locale era bellissimo. Tipico scozzese con un enorme bancone lungo quasi tre metri dove stavano sedute parecchie persone a sorseggiare birra.

Qualcuno al nostro ingresso si voltò. Forse come faceva di solito dato che c'era un grande andirivieni in quel posto.

Prendemmo un tavolo più appartato ed ordinammo da mangiare.

Leggendo il menu compresi che quello era uno dei pub più importanti di Edimburgo. Sia perché era del 1952 , poi perché c'era affissa al muro un sacco di storia di quella città; come a ricordare ai viaggiatori di passaggio, l'importanza del luogo stesso.

Ci portarono quattro birre. Angel richiamò la cameriera per prenderne una quinta.

“Non si sa mai!” Disse.

Il mio cuore batteva ancora per l'emozione dei fatti accaduti. Guardavo Valentina frugarsi in borsa. Come per nascondere qualcosa.

Forse uno degli oggetti che aveva ripreso dalla sua camera.

Lei mi guardò e mi sorrise. Ed ogni volta che accadeva mi sentivo una persona migliore. Più forte.

Ci accendemmo quattro sigarette. Samuel le accese per tutti noi, poi ce le passò.

“Brindiamo al nostro primo Raid in un orfanotrofio!”Disse.

E ci mettemmo a ridere.

Poi chiesi a Valentina se stava bene.

Mi soffiò nel viso. Forse non amava parlare in quel momento oppure sentiva un senso di disagio in quei luoghi a lei così' tanto conosciuti

Passarono cinque minuti ed arrivarono le nostre birre.

Dopo una mezzora che stavamo lì e non arrivava niente da mangiare, cominciai sinceramente a preoccuparmi.

Angel fece un gesto ad un cameriere per dirgli che avevamo fretta di andare via ed ordinò un'altra birra.

“E sono tre” Disse.

Poi accadde.

Valentina sbiancò completamente. La vidi.

Il suo sguardo era rivolto ad un uomo che era appena entrato.

Lei lo aveva visto. Lui invece stava confabulando con uno del pub che poi ci ha indicati.

Infatti venne verso di noi. Angel e Samuel neanche se ne accorsero. Ma io che osservavo Valentina compresi subito che avremmo avuto grossi problemi.

Valentina fece per alzarsi.

L'uomo le disse qualcosa in inglese che io purtroppo tradussi.

“After a long time you came back without saying goodbye , my little bitch.”

E schiantò un pugno sul tavolo come se niente fosse.

Angel sussultò imprecando.

Valentina si alzò dal tavolo e si allontanò, come per volerci proteggere da quel individuo , lo chiamò a se più distante ed iniziarono a parlare.

Io guardai i miei amici perplesso.

“Che facciamo Angel?” Chiesi.

Lui mi disse di aspettare. Forse qui hanno metodi rudi per salutare.

Dubitai fortemente di quella sua opinione. Ma lo vidi spaventato e mi parve tanto ma tanto strano.

I due parlarono qualche minuto. Lui si avvicinava a lei. Lei lo respingeva in modo aggressivo.

Quel uomo era il doppio di Valentina ma lei gli teneva testa.

Poi però la prese al collo. Fu una cosa improvvisa.

La alzò di brutto e la spinse verso il muro.

E li, io che non avevo mai litigato neanche con il mio gatto siamese (riposi in pace) mi alzai dalla sedia di scatto e gli corsi incontro.

“Fermati idiota! Lei fai male!” Gli disse.

Non si voltò. La teneva ferma sollevata. L'avrebbe soffocata e nessuno lì diceva niente.

Gli andai accanto e con una mano afferrai la sua che teneva rigida verso il collo di Valentina.

Si voltò tirandomi una gomitata fortissima in un occhio. Per mia fortuna mi prese solo sul sopracciglio.

Caddi all'indietro.

Non riuscii neanche a capire che rumore feci nella caduta, vidi Angel buttarsi addosso a quel bestione.

Aggrapparsi al collo per cercarlo di staccarsi da Valentina.

Mi rialzai. Mi girava tutto. Vedevo appannato. Avevo pure battuto la testa.

Pensai che come prima volta non era andata affatto bene. Pero presi coraggio e tornai li.

Vidi Samuel che gli sferrava un pugno in volto.

Ma lui Non Vacillò di un metro, ma la presa su di lei diminuì tantissimo.

Poi Valentina disse quel nome.

“Dieshi!” Stop! Please!”

Ci avevano trovati! Pensai. Quelli dell'orfanotrofio lo stavano cercando. Ed ora ci avevano trovati.

Lui doveva essere il figlio o forse qualche parente di quel vecchio al quale Valentina aveva chiesto le chiavi.

Samuel lo colpì di nuovo.

Io provai a dargli una spinta. Neanche mi sentì.

La Botta nelle palle che Valentina gli diede, la sentì eccome.

Si abbassò ed Angel gli sferrò un pugno al volto. E si fece mano alla mano. Imprecò.

Samuel pareva impazzito. Comincio a dargli calci al ventre.

Dieshi gli prese la gamba e lo fece cadere a terra.

Poi gli diede un calcio pure lui.

Stette per dargliene un altro. Samuel sanguinava in volto. Mi aggrappai alla sua gamba e Dieshi Rise.

“Che cazzo c'è di divertente?” Gli urlai in non so quale lingua. Mi girava tutto addosso.

Rimasi attaccato alla sua gamba che vidi gli altri tre saltargli addosso come faine per bloccarlo.

Nessuno in quel maledetto locale faceva niente.

Come se colpirsi e menarsi così' fosse laggiù una cosa abituale.

Poi Dieshi cercò di frugarsi in tasca. Credo avesse un coltello.

Io che ero più vicino alla sua enorme gamba gli fermai la mano.

Valentina gli urlò qualcosa. Poi gli spaccò una bottiglia in testa.

La birra mi arrivò addosso. Dieshi reagì dando un pugno ad Angel che indietreggio colpendo uno.

Gli chiese pure scusa.

Sembrava una scena comica. Ci eravamo aggrappati a lui come molluschi.

Poi mi arrivò un colpo allo stomaco e mollai la presa.

Credo vomitai un po di birra.

Me lo vidi sopra.

Bel modo di morire pensai. Samuel lo abbracciò da dietro e lo bloccò ancora. Si prese una gomitata simile alla mia.

Urlò.

Poi tre del luogo, finalmente bloccarono quel mostro.

Un altro del pub ci disse con un segno di andare via. Che non lo avrebbero tenuto a lungo.

Scappammo di corsa.

Angel mi raccattò da terra. Io non ci vedevo più e mi girava il locale in tondo.

Parevo ubriaco e dolorante.

Trovai la forza di alzarmi. L'occhio mi pulsava ed avevo il mal di testa.

Samuel sanguinava dalla bocca. Si asciugo con il dorso della mano ed il maglione. Uscimmo dal locale a corsa.

Sentii Angel dire : “Dove cazzo si va ora?”

Valentina ci indicò una zona. Passammo di la. Poi prendemmo un mezzo pubblico. E ci allontanammo dall'incubo.

Scendemmo due fermate dopo.

Valentina era dolorante al collo ed ad un'anca. Zoppicava. Ci disse di seguirla che mancava poco alla locanda.

Ricominciammo a correre pensando che ci avrebbe seguiti anche li.

Facemmo due isolati, forse tre.

Poi mentre correvamo ci guardammo a vicenda.

Ed io feci la battutona del secolo. “Certo che gliele abbiamo date! Ed eravamo in quattro”

Li guardai emaciati e sanguinanti e ci mettemmo a ridere.

Ci abbracciammo un attimo. Ognuno si lamentò del proprio dolore. Poi finalmente davanti alla locanda, guardammo se qualcuno ci avesse seguito ma pareva stavolta, veramente tutto tranquillo.

“Cazzo! Neanche abbiamo mangiato” Disse Samuel

“Neanche abbiamo pagato!” Ripose Angel

e Ridemmo di nuovo.

“Davanti alla reception , riprendemmo i documenti che avevamo lasciati.

La ragazza che era li al banco ci osservò.

“Io le dissi: ci alleniamo per degli incontri di Box”

Angel mi guardò e mi disse:” Micael quando ti menano mi diventi più simpatico!”

“Valentina ora sai come fare!” E ridemmo di nuovo.


Ore 22:30


Valentina mi curava la ferita al sopracciglio, ma anche lo zigomo era tutto viola.

Il suo collo era rosso ma non le faceva più male.

Eravamo li io e lei , stanchi, un po spaventati ma soli.

Angel e Samuel erano di nuovo scesi giù a prendere altre birre per calmare il dolore.

Almeno così mi dissero.

Io stavo apposto così

“Scusa se non sono stato in grado di difenderti” Le dissi.

“Ma scherzi? Micael lo hai visto?” Rispose.

Stetti per chiedere qualcosa di questo Dieshi e del suo passato con Valentina. Evitai.

Mentre mi tamponava un occhio le chiesi di quelle scritture.

“Cosa ti servono? Non me ne hai mai parlato.” Gli dissi aspettandomi un altro pugno o qualcosa di simile.

“Vuoi provare?” Chiese lei.

Io rimasi sorpreso. Che cosa voleva provare?

Gli risposi “va bene se serve a farmi capire mostrami cosa ti servono tutte queste scritture e simboli.”

E quello che racconterò ora mai e poi mai potrò dimenticarmelo.

Si tolse il maglione e rimase con una maglietta e le spalle scoperte.

“Servono a ?”

“No idiota!” Mi bloccò subito.

E mi vergognai tanto di aver pensato certe cose.

“Aspettami qua vado a fare un intruglio” Mi disse.

Chiusi gli occhi un attimo con l'impacco sopra l'occhio e quasi mi addormentai.

Poi la sentii tornare con in mano una piccola bacinella colorata con una sostanza arancione.

“Io quella non la bevo Valentina!” Gli dissi subito.

“Sciocco! Questa mi serve per ciò che devo mostrarti.”

E intinse un dito dentro quella sostanza arancione. Poi si fece dei segni sulle spalle e sul volto.

“Roba di indiani? “ Dissi.

Lei non rispose. Quel giorno a battute andavo veramente alla grande.

“Fermo!” Mi disse spalmandomi quella sostanza sulle guance e sotto gli occhi dove avevo la ferita.

“Mettimi le mani sulle spalle ora!” Chiese.

Dentro me pensai: “Io sto con una pazza! Ma va bene così!”

Le misi le mani sulle due spalle.

“Chiudi gli occhi adesso Micael” Mi chiese.

“Ora noi siamo in contatto! Dimmi cosa pensi.” Chiese.

Io stetti per parlare.

“Scusa mi disse! Mi sono spiegata male. Pensalo e basta. Pensa a qualcosa. Iniziamo sul semplice. Un colore!” Mi chiese.

Pensai al rosso.

“Troppo facile il rosso Micael ! Dai su! Fantasia. Sei uno scrittore”

Io rimasi un po stranito, cosi la volli sfidare di brutto pensando ad un altro colore più complesso.

Lei si mise a ridere

“Vermiglio? Che colore del cazzo eh?” Rispose.

“Ma come fai? Hai indovinato.

“Proviamo più difficile. Dai. Che sono in vena oggi.” Sospirò divertita.

Allora feci una frase compiuta.

E Lei rispose con una carezza.

“Anche io te ne voglio Micael”

Stava indovinando qualunque mio pensiero.

Fu un guaio. Grosso.

Tenete conto della situazione. Della mia giovane età. Della prima volta con una ragazza.

Lei me lo lesse nella mente. Ma io non volevo pensarla quella cosa. Volevo solamente NON pensarla.

“Micael stasera no. Anche se i preservativi li ho.” e rise.

Rise parecchio.

Poi mi si avvicinò e mi baciò

Fu il primo bacio vero che mi regalò. Diverso da quello del suo compleanno.

Un bacio di una grande passione esplosa.

Poi mi guardò ed appoggiandosi alla mia spalla cominciò a piangere.

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