![](https://static.wixstatic.com/media/222af1_87e3ce1ee63f4305a65f688f1baef696~mv2.jpg/v1/fill/w_750,h_728,al_c,q_85,enc_auto/222af1_87e3ce1ee63f4305a65f688f1baef696~mv2.jpg)
1
Premessa
Il mio nome è Micael Jackobs e questa è la mia storia.
Capitolo 1
Sono passati molti anni, forse troppi da quando ho smesso di scrivere.
Ricomincio adesso, non per necessità di mostrarmi o quant'altro, ma per cercare delle persone specifiche.
Questa non è solo la mia autobiografia, ma la storia, la vita, l'unione di quattro amici.
Considerarci amici però è così riduttivo che quasi mi vergogno a scriverlo; sapete quando non esistono definizioni per l'unione di certe persone? Tra noi non ne esistevano; eravamo un “tutt'uno”, una sola cosa, certe volte scissa figurativamente solo dalla lontananza, ma eravamo un “Io” interiore talmente potente da spaventare chiunque ci guardasse dall'esterno.
Scrivo qui, perché è ormai da molto che sento il bisogno di ritrovare queste persone ormai scomparse.
Scomparse dalla mia vita, dai miei luoghi, dalle mie passioni, interessi; da ogni dove.
Scrivo soprattutto per ricordarvi; scrivo per lasciare un legame, un messaggio forte che può anche valere come richiamo; perché in altri modi ormai; con la cultura di oggi è divenuto impossibile comunicare ,in un modo migliore di Internet.
Noi, che eravamo poeti di strada, di bar, di teatri ed accademie.
Tristi il più delle volte per la mancata capacità di ottenere tutto e subito; come l'ispirazione per una nuova poesia, oppure l'idea per un nuovo testo letterario o teatrale.
I poeti e le poetesse sono strani; spesso di malumore, spesso con la testa tra le nuvole più dense di ogni emisfero.
Io ero Voi, e voi eravate in me; più di ogni altra cosa importante della vita.
Come se per bere dovessi attingere a voi. Come se per mangiare ci nutrissimo di un solo pasto.
Ed ora che non ci siete più; dentro questa mia vita, ogni cosa mi pare inutile.
Ed ogni inutilità mi porta inutilità. Come un lasciarsi andare senza ascoltare il tonfo.
E continuare a cadere sempre più nel profondo niente ,di un vuoto senza appartenenza.
Quanto mi mancate; amici miei, amori miei; quanto mi mancate.
Pertanto ora Vi scrivo, o per l'esattezza, parlo di noi; racconto la nostra storia; sebbene sia lunga, complessa, articolata; cercherò di essere il più chiaro possibile a chi leggerà tra queste righe.
Perché la chiarezza porta alla conoscenza; le parole dette, hanno rilevanza se la loro capacità di far soffrire o far amare arriva veramente nel nucleo di ogni sostanza emotiva.
Ho letto tante di quelle cose ultimamente; e vedo solo gente che urla al mondo il disperato bisogno di essere ascoltata, un po come facevamo noi , forse ultimamente un po troppo, forse no.
Non riesco neanche più a capire chi soffre veramente e chi cerca attenzioni con la sofferenza gratuita.
Sono consapevole di quanto sopra ho scritto; ma non mi dilungherò su quanto l'umanità abbia perso il contatto umano e fisico, sostituito dai Social network;
perché ritengo di averne anche io bisogno, come tutti; per vivere in un contesto di massa in modo totalitario, occorre anche essere appieno nella massa.
Ed ora te, caro amore mio.
Mi ricordo come fosse ieri, addirittura domani.
Eri li seduta accanto alla scuola per stranieri In via San Gallo cittadina di Firenze.
Il numero civico perdonatemi non mi sovviene.
Stavi li; era il 17 del novembre del 2001.
Quasi quindici anni fa, io ne avevo diciassette; tu solo quindici, ma lo seppi molto tempo dopo.
Ma il tempo è un peso adesso, non allora.
Eri li, sul gradino di quella scuola.
Pensa che ci passo ancora e ti immagino ancora li.
Fumavi una Chesterfield, guardavi altrove; sicuramente non me.
Io uscivo dalla mia lezione di italiano;non mi ricordo se era martedì o mercoledì ma fa poca importanza.
Tu sai tutto di me, non l'ho mai nascosto; perciò scriverò con naturalezza, senza omettere niente; soprattutto mai.
Quel colpo di fulmine mischiato ad uragano nello stomaco, che ti prende in pochi attimi; così forte da farti girare la testa, da farti sentire la pelle scoppiettare in miliardi di pizzicotti fastidiosi.
Amore e interesse nello stesso tempo. Curiosità per la tua figura, gestualità, movenza di quegli attimi, che mai ho voluto cancellare, dimenticare, relegare nell'antro dei ricordi passati e sorpassati.
Quanto fumavi.
Ma soprattutto il modo come fumavi.
Guardavi il vuoto, facevi un tiro, forse due; poi guardavi la sigaretta ancora accesa e la chiudevi nella mano, stringendola forte.
Nessun dolore, smorfia. Niente.
Ne accendevi un 'altra pochi attimi dopo. Dopo due, tre tiri, la rinchiudevi nel tuo palmo, lasciandola spegnere tra la tua pelle.
Rimasi completamente sconvolto da questo tuo atipico modo di fare; così tanto che solo dopo osservai i tuoi vestiti neri, gli stivali di pelle, un corpetto forse molto leggero che pareva di raso.
Osservai quei tuoi capelli color rame; lunghi fino alla schiena.
Osservai i tuoi occhi marroni accesi, che neanche il fumo di quelle sigarette distoglievano da un non so dove.
Eri bellissima.
Forse lo eri incredibilmente per me, ma era ciò che provavo; che provo tutt'ora.
Alla terza sigaretta, prima che tu potessi stringerla dentro la mano come le altre due;
Ti parlai.
“Ma perché? Ti fai male! Che senso ha?” Ti dissi.
Queste parole riecheggiano ancora nella mia testa.
Come quello che accadde dopo.
Mi guardasti.
Si, lo facesti finalmente per la prima volta.
Non parevi ne interessata , ne preoccupata delle mie parole; ma mi fissasti.
Poi Osservasti la sigaretta che avresti dovuto stringere dentro la tua mano; Prendendola con due dita, le cambiasti di direzione, puntando la parte accesa verso la tua pupilla sinistra.
Mi prese il panico. Un palpitazione fortissima mischiata a sudorazione improvvisa.
Il gelo.
Avevo capito cosa volevi fare.
Mi avvicinai di scatto così veloce che non mi ricordo ne la partenza ne l'arrivo , così vicino a te.
Afferrai la sigaretta accesa prima che tu la premessi contro il tuo occhio e la schiacciai.
Non sentii niente nella mia mano; solo il mio cuore che batteva a mille.
Mi guardasti di nuovo impassibile, e poi mi dicesti: “Adesso capisci cosa si prova?”
Mi manchi.
Mi manchi tanto ;mi mancate tutti tantissimo; ma te più di ogni altra cosa o persona, mai per sempre mia, Valentina.
M.j
Commentaires